Freidenker 10/2004.pdf

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(file: @@freidenker-200410.pdf@@)libero pensatore Parlament für eine globalisierte Welt Regierungs-Exekutiven und ihrer Beamten". Die ständigen Proteste von Globalisierungsgegnern seien eine Reaktion auf dieses Demokratiedefizit bei UN-Gremien. Wir bekräftigen, dass die Ideale und Prinzipien gesellschaftlichen Zusammenlebens, die für jede humane Existenz fundamental sind, auch auf die internationalen Beziehungen angewandt werden können und müssen. Wir sind in der Vision einer Welt vereint, in der Rechtsstaatlichkeit, Demokratie, Subsidiarität, Föderalismus, Menschenrechte und Frieden global institutionalisiert und gewährleistet sind. Wir erkennen in sozialer Gerechtigkeit eine zentrale Voraussetzung für ein gedeihliches Zusammenleben in der Welt. Der Kerngedanke des Weltföderalismus liegt in dem Bestreben, mit rechtlicher, politischer und exekutiver Autorität ausgestattete Weltinstitutionen zu schaffen, mit denen Probleme angegangen werden können, die adäquat nur global zu bewältigen sind. Damit dieses Ziel erreicht werden kann, fordern wir einen raschen Fortschritt in der Demokratisierung und Stärkung des Systems der Vereinten Nationen sowie aller Global-Governance-Prozesse. Es ist der einzelne Bürger selbst, der letztlich rechtmässige Quelle und Adressat einer weltrechtlichen Autorität ist." Grundsatzerklärung des Komitees für eine demokratische UNO Die UNO als bisherige Weltregierung hat sich spätestens seit dem Alleingang der "Koalition der Willigen" im Irak als Farce entpuppt. Ihr fehlt eine ernsthafte demokratische Legitimierung. Dies will das Komitee für eine demokratische Uno (KDUN) mit dem bisher konkretesten Vorstoss für die Einrichtung eines Weltparlaments ändern. Ziel der Initiative ist es, die "internationale Demokratie zu entwickeln", die Teilnahme der Bürger an der "Planung dauerhafter Lösungen der Weltprobleme" zu sichern und so gleichzeitig mehr Rückhalt für die UNO in derBevölkerung der Staaten zu schaffen. Die Vereinten Nationen sollen damit mittelfristig in ein "wirkungsvolles Instrument globaler Steuerung" umgewandelt werden. Denn bisher seien dort aussenpolitische Prozesse "ausschliesslich in der Hand der "Als Teil der weltföderalistischen Bewegung bekräftigen wir unsere Entschlossenheit, unsere Rechte und Pflichten als Bürger der ganzen Welt wahrzunehmen, damit die hohen Zielsetzungen der Vereinten Nationen verwirklicht und fortentwickelt werden können. Unser Planet befindet sich in einer tiefen Krise, bedroht durch Probleme, die nicht durch getrennt handelnde Nationen bewältigt werden können. Für die Völker der Erde und ihre Regierungen ist es zur dringenden Notwendigkeit geworden, sich in einer reformierten und gestärkten Weltorganisation zu vereinen, um eine neue Ebene globaler Zusammenarbeit zu erreichen. Als Weltföderalisten sehen wir die Welt als eine einzige Gemeinschaft an, die die Menschheit auf Grundlage eines Weltethos und der Einbindung in die natürlichen Lebensgrundlagen in all ihrer Mannigfaltigkeit umfasst. Religiöse, ethnische, weltanschauliche und kulturelle Unterschiede begreifen wir dabei als unverzichtbare Bereicherung menschlichen Zusammenlebens. Toleranz findet ihre Grenze allerdings dort, wo sie auf blinden Hass, Fanatismus, Diskriminierung und absoluten Wahrheitsanspruch trifft. THEMEN in diesem FREIDENKER Parole di Gesù 2 FU Basel: Freidenkerspende 3 Recht schreiben? 3 Welche (Wissens-) Gesellschaft? 4 Karlheinz Deschner zum 80. 5-6 Tschetschenien: Krieg im Schatten 6 Auf Grundlage der "Erklärung zu den Zielen der Weltföderalisten", verabschiedet im August 1987 beim 20. Weltkongress des World Federalist Movement. Angenommen am 22. Februar 2003 in Frankfurt am Main Komitee für eine demokratische UNO. www.uno-komitee.de FREIDENKER 10/04 1 Parole di Gesù Il Cristianesimo ha grande stima per Gesù, il personaggio principale del Nuovo Testamento, base del suo credo. Molti, pur non credendo nella Divinità del personaggio Gesù, credono che sia stato un modello esemplare d’etica e di vita morale. Il personaggio biblico di Gesù merita l’onore che gli viene attribuito? In molte occasioni i Vangeli del Nuovo Testamento ci descrivono un Gesù vendicativo, sprezzante, intollerante e ipocrita. In una sezione appella all’amore verso l’avversario in un altro invece alla sua uccisione. Insegna di non usare temini offensivi, ma poi apostrofa altri da sciocchi, cani, vipere. Appella di onorare i genitori ma richiede l’odio verso i membri della famiglia. Inseguito alcune parole di Gesù secondo LA SACRA BIBBIA, versione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, ed. ottobre 2001. Valori familiari? Negli ultimi anni la Chiesa sostiene una politica dei "valori familiari". In nessuna parte della Sacra Bibbia Gesù menziona la frase "valori familiari" né menziona la parola "famiglia", al contrario dice: "Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa." Matteo 10:35-36 "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita non può essere mio discepolo." Luca 14:26 Chiunque reputa Gesù fautore di pace e di concordia non può aver letto i Vangeli, in quanto Gesù non ha mai asserito di voler portare la pace, ma al contrario dice: "Pensate che io sia venuto a portare la pace su terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi inuna casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio efiglio contro padre, madrecontro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera." Luca 12:51-53 E Gesù rivela il compenso per l’abbandono della famiglia dicendo: "Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre,o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto a avrà eredità la vita eterna." Matteo 19:29 (vedi anche Luca 18:29-30) E cosa dice Gesù sul matrimonio? Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie ne marito; e nemmeno possono più morire perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio." Luca 20:34-36 Quando un discepolo chiede il permesso di andar prima a seppellire suo padre? Ma Gesù rispose: "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti." Matteo 8:22 Quando un uomo decide di seguire Gesù e vuole prima congedarsi da quelli di casa? Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio." Luca 9:62 Gesù non sembra dimostrare grande rispetto per la madre quando, venuto a mancare il vino durante le nozze di Cana la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino." Giovanni 2:3 E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora." Giovanni 2:4 Beati gli operatori di pace. Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne comperi una." Luca 22:36 Il Gesù dei Vangeli non offre alcun esempio per raggiungere la coesistenza pacifica tra gli uomini. Al contrario la storia ci offre una pletora di esempi dove la Chiesa usa versi del Nuovo Testamento per giustificare guerre, inquisizioni e violenza contro gli uomini, per non menzionare i testi del Vecchio Testamento! Chiunque viene con una "spada" al posto della pace, difficilmente può dare un esempio di coesistenza pacifica. Pace su terra? Molti Cristiani come pure non credenti glorificano le virtù del vivere in pace, ma il Gesù biblico chiarisce senza equivoci che non condivide tale concetto: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma la spada." Matteo 10:34 "Non sono venuto a portare pace" Tutto sommato, un’immagine assai problematica che i Vangeli presentano del presunto fondatore della fede Trad. R.S. cristiana. Fonte: SHOULD WE ADMIRE JESUS? di Jim Walker http://www.nobeliefs.com/jesus.htm 2 FREIDENKER 10/04 Freidenker-Union Region Basel (FU) Freidenker-Spende für Bergwald-Projekte Der Vorstand der FU hat beschlossen, mit der diesjährigen Freidenker-Spende zugunsten einer religionspolitisch neutralen Hilfsorganisation die schweizerische Stiftung "Bergwaldprojekt" zu unterstützen. Zur Erinnerung: Die Organisation vermittelt seit Jahrzehnten Berggemeinden auf Antrag und nach Abstimmung des Gesuchs auf die eigenen Möglichkeiten freiwillige Helfer für beschränkte Zeit. Dies sind Schulklassen, Jugendgruppen oder Belegschaften von Unternehmen (Lehrling- wie Angestelltengruppen) sowie Einzelpersonen, die gemeinsam, meist eine Woche pro Gruppe, im Einsatz stehen. Die Berggemeinde stellt das Material und die zur Durchführung des Projekts notwendigen Fachleute und Maschinen zur Verfügung, die Stiftung "Bergwaldprojekt" die Freiwilligen. Die Zeitungen berichten in Abständen über diese Projekte, sodass wir davon abgesehen haben, ein spezifisches Projekt zur Empfehlung beschrieben zu erhalten. Präs. Georges Rudolf Wir empfehlen, diese Spendenaktion, die auf die Initiative junger Berner Freidenker zurückgeht, tatkräftig zu unterstützen. Freidenker-Union Region Basel Spendenkonto 40-457936-2 Einzahlungsschein in dieser Ausgabe. Recht schreiben? Mitten in der Saure-Gurken-Zeit hat die Ankündigung einiger deutschen Verlage, wieder zur (guten?) alten Rechtschreibung zurückzukehren, ziemliche Wellen geworfen. Vor allem PolitikerInnen schrieen auf beim Gedanken an all die neu aufgelegten Schulbücher die damit zu Altpapier würden... Interessant an der ganzen Diskussion ist die Frage, warum wir uns überhaupt so verkrampft an die Rechtschreibung klammern. Als FreidenkerInnen sollten wir es uns erlauben auch diese Dogmatik zu hinterfragen. Fakt ist, dass – vor der Fixierung der Rechtschreibung durch den Duden – die Menschen problemlos mit freier und persönlicher Schreibung zurecht kamen und sich auch nicht missverstanden haben. Wir können an uns selber ausprobieren, wie die Sozialisierung auf eine Rechtschreibung funktioniert: Wenn wir einen Text – viel schlimmer noch: einen Brief – lesen, dann liest unser Rechtschreibe-Über-Ich, der/die innere Lehrer/in, an erster Stelle. Zuerst fallen uns Rechtschreibefehler auf, erst viel später – wenn überhaupt – inhaltliche Unstimmigkeiten. Das bedeutet, dass wir weniger lesen um zu verstehen, als vielmehr um zu kontrollieren, zu korrigieren. Mit diesem Blick auf Geschriebenes fällen wir mehr oder weniger bewusst auch ein Urteil über die schreibende Person, ordnen sie ein in bezug auf ihren Bildungsstand. Was diese Person ausdrücken wollte, wird so zweitrangig. Natürlich hat die Rechtschreibereform Formen diktiert, die inkonsequent oder offenbar schlicht "falsch" sind, anderes stört einfach das persönliche Empfinden. So fiele es mir als Schweizerin zugegebenermassen schwer, "Gämse" statt "Gemse" zu schreiben – nur muss ich sagen, dass ich in den Jahren seit dieser Reform wohl noch keinen Text geschrieben habe, in dem dieses Wort überhaupt vorkam. Die NZZ hat schon kurz nach der Reform ihre eigene Variante vorgestellt und ihr seither nachgelebt. Hat jemand das bemerkt, hat das jemanden gestört? Kaum. Im Gegenteil scheint sich gerade in der Schweiz eine gewisse Entspannung breit zu machen im Schatten der Verunsicherung im sonst sprachlich so überlegenen "grossen Kanton" Deutschland. Soll jede/r schreiben dürfen wie er/sie will? Wieso nicht? Damit wird Schreiben wieder zu einer persönlichen, kreativen Tätigkeit. Nicht mehr die Orthographie steht im Vordergrund, sondern das, was ich mitteilen will. Natürlich wird mir daran gelegen sein, so zu schreiben, dass die, die ich ansprechen will, mich auch verstehen. Und so werden sich neuen Schreibweisen – ganz wie früher – entwickeln, die einen werden sich verbreitet durchsetzen, andere verschwinden oder persönliche Note bleiben. Damit kommen wir auch jenen Schriftstellern entgegen, die sich bis jetzt geweigert haben, ihre Werke in der neuen Rechtschreibung auflegen zu lassen. So oder so, je verbreiteter der Compu- ter in der deutschen Sprachwelt wird – es dürfte hierzulande in den nächsten Jahren bald einmal soweit sein, dass jedes Schulkind einen Computer vor sich hat –, desto mehr wird dieser die Probleme der Orthographie für uns meistern und dem Menschen das überlassen, worin er dem Computer immer noch haushoch überlegen ist: das Verstehen von Sprache. Deshalb ist es auch richtig, wenn heute in den Schulen nicht mehr Diktate geübt, sondern dem Verstehen von Texten und der Kommunikationsfähigkeit der Kinder grössere Aufmerksamkeit geschenkt werden. Das befürchtete Chaos eines Jekami der Rechtschreibung wird kaum eintreffen, weil wir anhand von Texten schon bald nur noch feststellen werden, mit welchem Textprogramm sie verfasst worden sind. Anstatt nach Duden wird künftig einfach in Windows-, Unix-, Linux-Deutsch etc. geschrieben werden. Angesichts der technischen Entwicklungen im Bereich Spracheingabe bei der Arbeit mit Computern, wird es aber auch bald möglich sein, vieles von dem, was man heute noch in den Computern tippt, mit Hilfe der Stimme zu erledigen: Man redet mit dem Computer, und er antwortet. Dies bedeutet für uns eine Entlastung, weil wir schneller sprechen können als tippen und nicht zuletzt eine grosse Hilfe für all jene Menschen mit Sehbehinderungen. Wenden wir uns also wieder wichtigeren Problemen zu! Reta Caspar FREIDENKER 10/04 3 Welches Wissen? Für welche Gesellschaft? Zu dieser Frage wird unter anderen der französische Philosoph André Gorz diesen Monat in Berlin an der Konferenz "Open Innovation! Auf der Suche nach neuen Leitbildern" der Heinrich Böll-Stiftung in Berlin äussern. Seine einleitenden Thesen auf der Konferenz von 2001 unter dem Titel "Gut zu Wissen", lauteten: "1. Wissen spielt im gesellschaftlichen Produktionsprozess bereits die bei weitem wichtigste Rolle. Es ist die entscheidende Produktivkraft. Es ist dazu bestimmt, sowohl einfache manuelle Arbeit als auch Finanz- und Sachkapital zu subalternen Produktivkräften herabzusetzen. Die gegenwärtige Entwicklung weist auf eine zukünftig mögliche Wissensgesellschaft hin, ist aber noch weit davon entfernt, deren Möglichkeit zu verwirklichen. Was bereits heute viele für eine Wissensgesellschaft halten, welche die Gesetze der kapitalistischen Ökonomie außer Kraft setzt, ist bloß die provisorische Form eines Kapitalismus, der Wissen als Eigentum privater Firmen behandelt und wie Sachkapital verwertet. 2. Zum Übergang in eine Wissensgesellschaft wird es erst kommen können, wenn die Gesellschaft Wissen nicht als Fachwissen behandelt, sondern als Komponente einer Kultur, in der die Entwicklung der menschlichen Fähigkeiten und Beziehungen das entscheidende Ziel ist. Es liegt im Wesen von Wissen, ein gesellschaftliches Gemeingut zu sein und im Wesen einer Wissensgesellschaft, sich als Kulturgesellschaft zu verstehen. 3. Wissen gehört zur Kultur, ist in sie eingebettet, wirkt auf sie zurück und umgekehrt. Beide entwickeln sich im universellen Austausch und Verkehr. Eine Wissens- oder Kulturgesellschaft erfordert, dass allen der bedingungslose Zugang zum gesamten Wissen sowie die Teilhabe an den wissenschaftlichen und technischen Errungenschaften gesichert ist. 'Wissen ist nicht dazu geeignet, als exklusives Eigentum behandelt zu werden' ('is not susceptible to exclusive property') sagte schon Thomas Jefferson. Der Sinn für und die Pflege von Gemeingut müssen folglich in einer Wissensgesellschaft gegenüber Privateigentum und Warenbeziehungen überwiegen. Ebenso wenig wie Wissen ist die Natur dazu geeignet, zum Zweck ihrer Vergeldlichung privatisiert, instrumentalisiert und vergewaltigt zu werden. Wissen darf nicht auf kognitiv-instrumentelle techno-wissenschaftliche Kenntnisse reduziert werden."1 Partizipation und Kooperation auf dem WWW In der Zukunft der Wissensgesellschaft soll das Internet die zentrale Rolle spielen. Der Traum von Partizipation und Kooperation auf dem weltweiten Computer-Netz wird von vielen Menschen mitgeträumt. Die Realität sieht leider düster aus: "Grosskonzerne wie IBM und Microsoft verdienen mit dem Internet ihr Geld. Sie nutzen das Netz, um unternehmensinterne und -externe Kommunikationsstrukturen zu optimieren. Sie haben das Internet als Vertriebsweg für ihre Produkte entdeckt und sie bestimmen längst einen Grossteil der populären Inhalte, die das World Wide Web zu bieten hat. Zweitens fahren sie, wenn’s eigenen Zwecken dient, im Hinblick auf die Open-Source-Bewegung eine gezielte Umarmungsstrategie. Unternehmen wie IBM haben Linux für sich entdeckt. Linux steht hier nicht als Synonym für 'eine bessere, eine andere Gesellschaft'. Linux ist für IBM ein technisches Produkt, das bessere Betriebssystem, mehr nicht. Schön, dass man damit der Konkurrenz aus Redmond Marktanteile streitig machen kann. Drittens schliesslich wird, wo die Umarmungsstrategie nicht klappt, der staatliche Repressionsapparat gezielt eingeschaltet, um die eigenen Machtpositionen zu wahren. Die jüngsten Entwicklungen im Urheberund Patentrecht belegen dies auf eindrucksvolle Weise."2 Freidenker-Umschau Gemeinschaftliche Wissensproduktion Yochai Benkler, Rechtsprofessor an der Yale Law School, breitet in einem Artikel im Wissenschaftsmagazin Science die Bedingungen aus, unter künftig wissenschaftlich gearbeitet werde (Science Vol. 305, S. 1 ff). Mit Hilfe von Computertechnik und Internet könnten sich völlig neue Formen der Wissensproduktion herausbilden, die wie heute schon im OpenSource-Bereich (Programmierung mit offenen Quelltexten) auf freiwilliger Partizipation, gleichberechtigter Kooperation und freiem Zugang aller Beteiligten zu allen Forschungsberichten und -ergebnissen beruhen. Diese Form der gemeinschaftlichen Produktion von Wissen sei nicht etwa eine Utopie, sondern werde bereits jetzt erfolgreich u. a. in Projekten wie SETI@Home, beim Web-index Open Directory Project oder in der OnlineEnzyklopädie Wikipedia praktiziert. rc 1 www.wissensgesellschaft.org 2 www.telepolis.de/deutsch/inhalt/konf/ 18162/1.html 4 FREIDENKER 10/04 Karlheinz Deschner – zum 80. Geburtstag Am 23.5.2004, Karlheinz Deschners 80. Geburtstag, richteten die Giordano Bruno Stiftung und der RowohltVerlag am Wohnort Deschners in Hassfurt eine Festveranstaltung im dortigen Alten Rathaus aus. Die Vertreter der Stadt luden davor zu einem offiziellen Sektempfang. Dies löste prompt Proteste in Deschners Heimatstadt aus. "Das ist ein Affront gegen die Geistlichkeit und alle praktizierenden Christen in unserer Gemeinde!", erregte sich etwa ein Stadtratsmitglied. Es sei ein "Unding, einen Mann in den Vordergrund zu stellen, der zahlreiche Auszeichnungen von Atheistenund Konfessionslosenverbänden bekommen hat." In der Folge wurde die Hassfurter Lokalpresse mit Leserbriefen regelrecht überflutet. Karlheinz Deschner sagte, dass er mit einer solchen "Provinzposse" von Anfang an gerechnet habe. An die Anfeindung habe er sich im Laufe seines Lebens gewöhnt, sie sei eine notwendige Begleiterscheinung seiner aufklärerischen Arbeit. Lächelnd verweist er dabei auf einen seiner Aphorismen, der die Hintergründe des Hassfurter Treibens wohl treffend beschreibt: "Aufklärung ist Ärgernis; wer die Welt erhellt, macht ihren Dreck deutlicher." Der Vorsitzende der IBKA , Rudolf Ladwig, gab folgendes Grusswort: "Sehr geehrter Herr Dr. Deschner, meine Damen und Herren, üblicherweise spräche an dieser Stelle womöglich ein geweihter Priester einer grossen christlichen Kirche und nicht ein gewählter Repräsentant eines kleinen politischen Interessenverbandes der Nichtreligiösen. Die Einladung an mich, für welche ich den Veranstaltern danke, hat ja bereits im Vorfeld zu Kritik in den lokalen Medien geführt. Die womöglich darob sehr gesteigerte Erwartung, ich möge hier einen gar sensationellen Eklat verursachen, welcher die altehrwürdige Stadt Hassfurt in ihren Grundfesten erschüttert, werde ich jedoch gewiss enttäuschen. "Die falschen Propheten der Atheisten heissen Feuerbach, Marx, Nietzsche und Deschner!" So oder ähnlich formuliert, lautet ein nicht nur gelegentlich von religiöser Seite erhobener Vorwurf. Sind Sie, Herr Deschner, womöglich ein Guru? Findet hier im Saal etwa der vorläufige Gipfel eines fragwürdigen Personenkultes statt? Einige der Briefe, welche der Jubilar in den letzten Jahrzehnten erhielt und die im Buch 'Sie Oberteufel' dokumentiert wurden, beweisen, dass es durchaus auch eine autoritätssüchtige Perzeption des umfangreichen Deschner’schen Oeuvres durch Einzelne gibt. Sie widerspricht aber eklatant dem Selbstverständnis des derart Verehrten! Deschner hat keine Jünger rekrutiert, keine 'Schule' oder 'Lehre' begründet, ihn umgibt eben nicht eine Entourage mit kultisch gestützten autoritären Strukturen ökonomischer oder gar sexueller Hingabe bzw. Ausbeutung. Er heiligt ja auch nicht nonchalant 'höhere Wahrheiten', sondern exhumiert mühsam und beleuchtet wohl dokumentiert etliche absichtsvoll verschwiegene profane Fakten des 'christlichen Abendlandes'. Alles erarbeitet Deschner ausserhalb des etablierten Wissenschaftsbetriebes – ja, im Grunde gegen etliche der dort staatlich finanzierten, jedoch kirchlich lizenzierten Theologen. Hierbei erhielt er Unterstützung durch privates Engagement. Verehrte Anwesende, erlauben Sie mir bitte, hierfür – stellvertretend – Herrn Herbert Steffen auch unseren Dank auszusprechen. Deschner schreibt in 'Was ich denke', er könnte sich Anarchist nennen oder Sozialist, Pazifist, Individualist, Humanist oder Demokrat – wenn da nicht die gelegentlich vertrackte Geschichte dieser Ismen wäre! Vereinnahmen lassen will er sich nicht: 'Von keiner Seite. Weder von rechts noch von links noch von der Mitte'. Dies gipfelt in dem distanziert-spitz-fingerigen Naserümpfen: 'Ich würde mich für viele Ideen begeistern, wären nicht deren Verfechter.' Somit liegt die Bedeutung des dezidierten Individualisten Karlheinz Deschner für die säkular-freigeistigen Verbände hierzulande auch nicht in dessen etwaiger direkter Beteiligung am Vereinsleben. Haben in früheren Jahrzehnten diese Verbände gelegentlich Deschner-Lesungen veranstaltet, so mussten in den letzten Jahren schon – allerdings längst überfällige! – Preise an Deschner verliehen werden, um diesen viel beschäftigten 'empörten Menschenfreund' (so apostrophierte ihn Johannes Neumann) öffentlich erleben zu können. Der Internationale Bund der Konfessionslosen und Atheisten, dessen Ehren- und Beiratsmitglied Karlheinz Deschner seit vielen Jahren ist, hat ihm im Jahr 2001 den Erwin-FischerPreis verliehen – für seine Publikationen auf dem Gebiet der 'Aufklärung über Wesen, Funktion, Strukturen und Herrschaftsansprüche von Religionen'. In seiner damaligen Laudatio auf Deschner nannte Ludger Lütkehaus ihn einen Moralisten, der den biblischen Grundsatz 'An ihren Früchten sollt ihr sie erkennen' auf die Geschichte des Christentums anwendet. Dies bedeutet aber nicht, dass zwar die Kirche mangelhaft sein möge, die Bibel jedoch als ethisches Fundament unverzichtbar. Die dazu einschlägige und lange vergriffene Bibelkritik von Franz Buggle, 'Denn sie wissen nicht, was sie glauben', welche der Ideologiekritiker Hans Albert als 'eine ganz ausgezeichnete Analyse der aktuellen religiösen Situation' bezeichnet hat, liegt ja jetzt endlich wieder in einer überarbeiteten Neuauflage vor. Fortsetzung S. 6 FREIDENKER 10/04 5 Fortsetzung von Seite 5 Seit dem Sommer 2003 betreibt der IBKA das meistfrequentierte webbasierte Diskussionsforum zu Weltanschauungsfragen auf nichtreligiöser Basis im deutschen Sprachraum. Dort, im 'Freigeisterhaus', gibt es als Spezialität auch ein 'DeschnerForum'. Darin merkte kürzlich ein kirchlicher Seelsorger an: 'Insgesamt wäre es doch mal sehr interessant, wie viele Kirchenaustritte auf das Konto des Herrn Deschner gehen.' Es ist evident, dass diese Frage nur mit erheblichem Aufwand empirisch zu klären wäre. Allerdings höre ich immer wieder von Einzelnen, dass ihnen die Lektüre der Werke Deschners zum Anlass wurde, die eigene Trägheit zu überwinden und sich endlich offiziell von Kirche zu absentieren. Viel wichtiger scheint mir hierbei aber ein anderer Punkt zu sein: Der 'Verlust' des im Kleinkindalter induzierten Glaubens, die Befreiung von einer durch andere veranlassten Mitgliedschaft, sind kein Schaden, sondern ein Gewinn! Deschner beraubt die Menschen nicht, er verhilft ihnen, sich zu emanzipieren. Am 8. Juli 2004 wird – auf Vorschlag der säkular-freigeistigen Verbände – zum Gedenken an den 200. Geburtstag von Ludwig Feuerbach ein Sonderpostwertzeichen zu 1,44 Euro erscheinen. Feuerbach war Franke – wie Deschner, der ja zudem auch Feuerbach-Preisträger des Bundes für Geistesfreiheit Bayern ist. Auch wir hier im Saal können dazu beitragen, dass solche exzeptionellen Religionskritiker nicht erst posthum nach über 130 Jahren geehrt werden. Auf eine etwaig philatelistische Harmlosigkeit lassen sich so anstössig-anstossende Denker, wie Feuerbach und Deschner, ja auch gar nicht reduzieren. Zu der vierten Erwin-Fischer-Preisverleihung und der darum konzipierten Tagung zum Thema 'Wissen statt Glauben', vom 25.-26. September 2004 in Köln, möchte ich Sie alle herzlich einladen. Wir werden diesen Kongress übrigens in Kooperation mit der Gesellschaft zur wissenschaftlichen Untersuchung der Parawissen-schaften (GWUP) durchführen sowie mit einem der heutigen Veranstalter, der Giordano Bruno Stiftung. Wie Sie wissen, wurde Bruno verbrannt. Manche Frommen würden – dies zeigen die Hassbriefe nach Hassfurt – wohl gerne mit Deschner ähnlich verfahren. Ich gestehe, dass mir daher die Kombination beider Namen etwas unbehaglich anmutet. Die Verfolgung, welche die letzte Erwin-Fischer-Preisträgerin, die bengalische Schriftstellerin Taslima Nas-rin, in ihrem Geburtsland erfährt, zeigt, dass das 'Verbrechen' der Blasphemie – also der Hass der Frommen als Reaktion auf offenbar so leicht verletzbare religiöse Gefühle – zumindest andernorts immer noch mörderische Konsequenzen zeitigen kann. Wenn ich Sie, verehrter Herr Deschner, jedoch dort gelassen sitzen sehe, wünsche ich uns allen die nämliche Zivilcourage. Wir brauchen bürgerschaftliches Engagement; welches beispielsweise das hiesige Ansinnen und die längst andernorts begonnene Praktik, Folter wieder als legitimes Instrument, diesmal der Exekutive und nicht der Judikative, zu rehabilitieren, als Missachtung der Menschenwürde, universellen Menschenrechte, der Demokratie und Rechtsstaatlichkeit begreift. Wer Freiheit aufgibt, um Sicherheit zu gewinnen, wird – so Benjamin Franklin – letztlich beides verlieren. Bezeichnenderweise wird die zugrunde liegende manichäische 'wir die Guten, sie die Bösen'-Logik beiderseits vehement auch von Religion gespeist. Es geht also auch künftig mitnichten um einen lediglich akademischen Streit über unterschiedliche historische Betrachtungen zur kirchlichen Vergangenheit: Das Gefährdungspotential durch religiöses Denken – welches nicht immer unbedingt auch theistisch daherkommt – ist weltweit durchaus weiterhin virulent. Jetzt ist hier für mich nicht die Gelegenheit, den komplexen Zusammenhang von Säkularisierung, Individualisierung, Globalisierung und Wiederkehr des Religiösen näher zu beleuchten versuchen. Sehr geehrter Herr Deschner, sie sinnierten einmal: 'Das meiste im Leben sind Abhaltungen vom eigentlich Wichtigen. – Das Büchertisch Der Krieg im Schatten Seit fast fünf Jahren führt Russland Krieg in Tschetschenien. Die Welt hat mehrheitlich weggeschaut. Handelt es sich um einen "vergessenen Völkermord des 21. Jahrhunderts" (Anna Politkovskaja) oder um einen legitimen "Kampf gegen den Terror", wie Präsident Putin behauptet? Angeblich 96 % der tschetschenischen Bürger stimmten im März 2003 für eine im Kreml entworfene Verfassung, gleichzeitig gehen die brutalen "Säuberungen" weiter. Proteste des Europarats bleiben folgenlos. Warum? Ein Opfer des Krieges ist auch die Zivilgesellschaft in Russland. Seit Einführung der Zensur wagen nur noch wenige Journalisten, kritisch zu schreiben. Zeitungen und Fernsehkanäle wurden geschlossen. Der Krieg, grausam auf beiden Seiten, findet unter Ausschluss der Öffentlichkeit statt. Russische, tschetschenische und westliche Autoren, Augenzeugen des Konflikts, nähern sich der komplexen Wahrheit aus historischer, politischer und juristischer Perspektive und schildern die Auswirkungen dieses Krieges nicht nur in Russland und dem Kaukasus, sondern auch bei uns in Europa. Florian Hassel Der Krieg im Schatten, Russland und Tschetschenien Broschiert, 256 Seiten Suhrkamp, 2003, Euro 11.ISBN: 3518123262 eigentlich Wichtige? Das Schreiben! Obwohl?' Ich hoffe, Sie lassen sich heute gerne abhalten. Herzlichen Glückwunsch zu Ihrem 80. Geburtstag! Aus: IBKA Rundbrief, August 2004 6 FREIDENKER 10/04 www Neu auf dem Internet: Frauen für den Dschihad gewinnen... Seit dem 20. August 2004 erscheint auf dem Internet eine Publikation namens AlKhansa, herausgegeben von einer Organisation, die sich "Das Medienbüro der Frauen auf der Arabischen Halbinsel" nennt. Al-Khansa war eine arabische Dichterin, die in ihrem Werk in Kämpfen gefallene Verwandte verherrlichte. Gemäss BBC ist es denn auch das primäre Ziel der Publikation , mit Kämpfern verheiratete Frauen mit dem Dschihad zu versöhnen und deren Unterstützung für ihre Männer zu sichern. Angeblich ist der im Juni dieses Jahres getötete Abd-al-Aziz al-Muqrin, der als alQaida-Führer in Saudi-Arabien bezeichnet wurde, einer der Gründer der Publikation. Offenbar gibt es auch Ähnlichkeiten mit der ebenfalls vermutlich von saudiarabischen al-Qaida-Anhängern herausgegebenen Online-Publikation "Stimme des Dschihad". Wie BBC berichtet, sollen die Frauen nicht in den Kampf geschickt werden, sondern sich als Unterstützer ihrer Männer und Söhne betätigen, die sich für die grosse Sache opfern: "Das Blut eurer Ehemänner und die Körperteile eurer Kinder sind unser Opferangebot." Die Seite gibt Anweisungen, wie Frauen ihr Kinder richtig erziehen sollen, um sie auf den Weg des Dschihad zu bringen, wie sie Erste Hilfe leisten können, aber auch wie sich trainieren sollen, um selbst fit zu werden für den Kampf. Dazu gehören eindringliche Warnungen vor dem westlichen Lebensstil, der für den Kampf untauglich mache. rc Quelle: BBC News, 24. August 2004 in den Sektionen Basel - Union Jeden letzten Freitag im Monat ab 19:00 Uhr: Freie Zusammenkunft im Restaurant "Storchen" Basel. Basel - Vereinigung Jeden letzten Donnerstag im Monat 15 bis ca. 17:30 Uhr: Donnerstag Hock Restaurant "Park", Flughafenstr. 31. Bei schönem Wetter im Gartenrestaurant. Bern Montag, 4. Oktober ab 19:00 wie jeden 1. Montag im Monat Freie Zusammenkunft Freidenkerhaus, Weissensteinstr. 49B Samstag, 9. Oktober Herbst-Mittagessen Apéro 12:00 Bündner Gerstensuppe, Bündnerteller, Dessert. Fr. 22.-/Person inkl. Getränke. Anmeldung unbedingt bis 7.10. mittags unter Tel. 031 372 56 03. Jahresfeier 2004 Sonntag 12.12.04 Hotel Bern. Bitte Datum reservieren. St. Gallen Mittwoch, 20. Oktober 10:00 Freie Zusammenkunft Rest. "Dufour", Bahnhofstrasse 19 Winterthur Mittwoch, 6. Oktober 19:30 Mittwoch-Stamm Restaurant "Chässtube" am Archplatz Donnerstag, 28. Oktober 19:30 Kegelabend Restaurant "Chässtube" am Archplatz ...wenn Sie heute konvertieren, kriegen Sie zusätzlich die Tilgung aller Sünden und das Ewige-Leben-Paket! Zürich Samstag, 9. Oktober 2004 Vorträge von Dr. Dr. Joachim Kahl 14:00 Uhr Ludwig Feuerbach: Leben und Werk 19:00 Uhr Staat und Religion im Säli "Restaurant Schützenruh" Freier Eintritt Konsumation auf eigene Rechnung Dienstag, 12. Oktober 14:30 Freie Zusammenkunft Thema offen. Rest. "Schützenruh" Grosser Vorstand FVS Samstag, 20. November 2004 9:30 Uhr in Olten FREIDENKER 10/04 7 FVSFreidenker-Vereinigung der Schweiz Mitglied der Weltunion der Freidenker und der Internationalen Humanistischen und Ethischen Union Trauer Feiern Basel (Vereinigung) 061 401 35 19 oder 061 321 31 48 Basel (Union) 061 321 39 30 oder 061 601 03 23 Bern 031 372 56 03 oder 031 911 00 39 Grenchen 076 53 99 301 oder 032 645 38 54 Luzern und Innerschweiz 041 420 45 60 Schaffhausen 052 337 22 66 St. Gallen 052 337 22 66 Vaud Waadt 026 660 46 78 ou 022 361 37 12 Winterthur und Thurgau 052 337 22 66 Zürich 01 463 16 55 Falls unter der regionalen Nummer niemand zu erreichen ist: Zentralsekretariat FVS 032 641 26 24 oder 052 337 22 66 Regional- und Orts- Gruppen Freidenker-Vereinigung Basel und Umgebung Postfach 302, 4012 Basel *auch Fax Präsidentin: Y. Andrek 061 401 35 19* Vizepräsidentin: B. Bisig 061 321 31 48* Kassier: R. Wenger Tel. 061 692 86 27 Fax 061 692 86 28 Mitgliederdienst: R. Frey 061 421 12 80 Freidenker-Union Region Basel USF Postfach 4471, 4002 Basel Präsident: G. Rudolf 061 601 03 43 Infos: 061 321 39 30, 061 601 03 23 Mitgliederdienst: 061 321 39 30 Postkonto: 40-4402-5 Bestattungsfonds: 40-4007-5 Freidenker Bern Postfach, 3000 Bern 1 Präsident a.i.: J. Kaech 031 372 56 03 Mitgliederdienst: A. Hänni 078 859 35 73 Libre Pensée de Genève 27 ch. des quoattes, 1285 Avusy Président: J.P. Bouquet 022 756 40 49 tél. et fax Sektion Grenchen und Umgebung Postfach 451, 2540 Grenchen Auskünfte: Peter Hess, Präsident 032 645 38 48 oder 076 376 38 48 Mitgliederdienst/Krankenbesuche: Lotti Höneisen 076 53 99 301 Sektion Luzern-Innerschweiz Postfach 2908, 6002 Luzern Präsidium: vakant FVS Mittelland Postfach 637, 4600 Olten Präsident: W. Zollinger 062 293 39 30 Freidenker Schaffhausen c/o Alice Leu Haargasse 12, 8222 Beringen Kontaktperson: A. Leu 052 685 23 03 FVS-Regionalgruppe St. Gallen c/o Ernst Diem St.Georgenstr. 218b, 9011 St.Gallen Präsident: E. Diem 071 222 47 54 Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori (ASLP) Sezione Ticino Casella postale 721, 6902 Paradiso Presidente: R. Spielhofer 091 994 21 45 Ass. vaudoise de la Libre Pensée Case postale 131, 1000 Lausanne 17 Président: J.P Ravay 022 361 94 00 Secrétariat: 026 660 46 78 Winterthurer Freidenker Postfach 1806, 8401 Winterthur Präsident: J.L. Caspar 052 337 22 66 Sekretariat: D. Dünki 052 222 98 94 FVS-Ortsgruppe Zürich Postfach 7210, 8023 Zürich Präsident: H. Rutishauser Tel. und Fax 01 463 16 55 Mitgliederdienst: M. Dobler 01 341 38 57 FREIDENKER - BIBLIOTHEK Zürich, im Sozialarchiv Stadelhoferstr. 12 (Nähe Bellevue) Bücherausgabe: Mo. - Fr. 10–20 Uhr Sa. 10–13 und 14–16 Uhr Auskunft: 01 251 80 66 FVS Zentralsekretariat Zentralkasse Mitglieder melden ihre Adressänderungen bitte an die Sektionen. Zuschriften an den Vorstand, Adressänderungen Nichtmitglieder, Auskünfte, Materialbestellungen an: Zentralsekretariat FVS Postfach 217 CH-2545 Selzach Tel. 032 641 26 24 Fax 032 641 26 25 Internet: www.freidenker.ch Postkonto: 84-4452-6 Adressänderungen an: Postfach 217 CH-2545 Selzach Impressum Redaktion Reta Caspar Rainweg 9 031 911 00 39 3052 Zollikofen e-mail: reta.caspar@swissonline.ch Erscheinungsweise monatlich Redaktionsschluss 15. des Vormonats Jahresabonnement Schweiz: Fr. 30.– inkl. Porto Ausland: Fr. 35.– inkl. Porto (B-Post) Probeabonnement: 3 Monate gratis Druck und Spedition Basler Druck+Verlag AG, bdv Postfach, 4010 Basel ISSN 0256-8993, Ausgabe 10/2004 Namentlich gekennzeichnete Beiträge können, aber müssen nicht mit der Ansicht der Redaktion übereinstimmen. 2545 Selzach AZB