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(file: @@frei-denken200806.pdf@@)93. Jahrgang I Nr. 6 I Juni 2008 Freiheit für Tibet – der «Gottkönig» Dalai Lama spricht vom «kulturellen Völkermord» und weltweit gehen Tausende von Menschen auf die Strassen und vor allem vor die Kameras. Es sind einerseits ExilTibeterInnen, die im Exil ein Nationalgefühl entwickelt haben, einen «Nationalismus der Ferne», während in Tibet – wie überall – die Identifikation primär über die Familie, die religiöse Schule, das Dorf oder die Heimatregion geschah. Dazu kommt das Phänomen der «Schicksalsgemeinschaft» von Menschen, die verfolgt wurden und in Ermangelung eines Staates zu Freiheit für Tibet? Freiheit für alle Regionen! einer «Kultur» zusammengefunden haben. Zu den positiven Elementen dieser «Kultur» werden in Erinnerung an die «goldene Zeit» in der Ursprungsheimat einzelne Traditionen, welche die Herkunftskultur symbolisieren, gezählt. Im Exil sind sie aber nicht mehr Kultur im Sinne von «unbewussten Handlungsvorgaben zur guten Lebensführung» sondern bestehen aus einzelnen Elementen wie Kleidung, Speisen, Tänze oder Bräuche, die reflektiert und in Szene gesetzt werden. Negative Elemente wie das Feudalsystem und die Armut werden in der Regel nicht zu den Elementen der «tibetischen Kultur» gerechnet. Im alten Tibet regierte eine gebildete, adlige und klerikale Oberschicht über steuer- und frondienstpflichtige Bauern und Nomaden, allesamt Analphabeten. Die Oberschicht betrieb aus Angst vor politischem und wirtschaftlichem Machtverlust eine konsequente Abschottungspolitik, was mit dazu beigetragen hat, dass Tibet 1950 beim Einmarsch der Roten Armee keine Unterstützung von aussen erhielt, auch nicht von der UNO. Auch die Unterdrückung der Frauen und insbesondere der Nonnen wird aus dieser idealisierten «Kultur» ausgeblendet. (Claudia Seele-Nyima: Tibetische Frauen zwischen Tradition und Innovation. Diss. Uni Bonn 2000.) Es sind andererseits Menschen aus dem Westen, welche «seiner Heiligkeit» huldigen. Der Umgang des Westens mit dem Dalai Lama sagt allerdings mehr über die Befindlichkeit des Westens aus als über den Dalai Lama oder die Menschenrechtslage in China. Das Bedürfnis von Promis und PolitikerInnen (auch hierzulande, im Oktober dieses Jahr des Gemeinderates von Bern) sich mit «seiner Heiligkeit» zu zeigen (und von diesem mit einem weissen Seidenschal beschenkt zu > S. 3 werden) scheint > Pagina 2 «E necessario di distinguere il sacro dal profano.» Guido Bernasconi > Seite 3 «Die Bibel ist eine Sammlung ehrbarer, aber dennoch primitiver Legenden» Albert Einstein > Seite 4 «Willkürliches Schädigen von Pflanzen ist unmoralisch.» EKAH zur «Würde der Kreatur» > Seite 6 «Religion und Humor – political correctness schadet» Reta Caspar > Seite 7 Neugründung der FVS-Sektion Zentralschweiz Kandidatin für das Päsidium: Grazia G. Annen 2 libero pensiero. 6/2008 Religione e cittadinanza – equivoci pericolosi Dagli ambienti sensibili alla cooperazione interreligiosa si sono levate voci preoccupate giacché la percentuale complessiva dei credenti cristiano-cattolici è oggi inferiore, sul piano mondiale, a quella dei fedeli d'orientamento islamico. A richiamare recentemente l'avvenuto sorpasso (che risulta, per altro, da statistiche vecchie di un paio d'anni) è stato l'ex-primo ministro Tony Blair che, a quanto sembra, vuol mantenersi sulla ribalta internazionale inventandosi il ruolo di mosca cocchiera del dialogo tra le civiltà: nel caso, tra un Oriente suppostamente islamico e un Occidente suppostamente cristiano. Può dunque sembrare strano che il Blair, ex-anglicano recentemente convertito al papismo, abbia contrapposto all'intero islam il solo cattolicesimo trascurando le altre espressioni della fede cristiana, compresa quella che aveva praticato fino a ieri. Il fatto è che, come tutti i neofiti, egli pecca per eccesso di zelo e, in questa circostanza, si vuol mostrare persino più papista del papa. Così ora per lui la sola autentica interpretazione del verbo neotestamentario è quella proposta dal vicario di Cristo. In tale ordine d'idee, solo la Chiesa cattolica è in grado di costituire il riferimento identitario che gli europei possono (e devono !) far proprio se intendono salvare il continente dalla penetrazione musulmana. Orbene, la crescita della presenza musulmana in Europa non è certo da attribuire ai rari casi di conversione degli autoctoni alla religione di Maometto, bensì alla massiccia immigrazione di cittadini provenienti da Paesi ove l'islam è il credo più seguito, quando non è addirittura religione di Stato. convivenza si estrapolano dalla religione, è inevitabile che, nell'ottica dei musulmani, il diritto s'ispiri ai precetti ricavati dalla rivelazione divina. Giuido Bernasconi Legge e morale Per altro, gli immigrati trovano negli abitanti dei Paesi d'accoglienza una attitudine speculare: soprattutto laddove le organizzazioni religiose degli autoctoni pretendono che le leggi dello Stato siano perfettamente conformi alla morale religiosa. (Si ricordi che il Catechismo della Chiesa cattolica afferma che «l'esercizio di una autorità è moralmente delimitato dalla sua origine divina» e che, per altro verso, «il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell'ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del vangelo.») che la Chiesa cattolica ha osteggiato finché non se l'è vista riproporre, rielaborata, nel 1948 dalle Nazioni Unite. Legge e religione Ma tant'è: poiché i cristiani (segnatamente i cattolici) europei insistono nel riaffermare la stretta connessione tra il rispetto della legge e l'osservanza dei precetti religiosi, non ci si può stupire che gli immigrati si comportino di conseguenza. Il che genera situazioni conflittuali insanabili anche perché la pretesa soluzione del «dialogo» interreligioso può solo portare ad irrigidimenti di cristiani e islamici sulle rispettive posizioni fideistiche e alle conseguenti reazioni di reciproca intolleranza. «L'Oriente» Di fatto, i musulmani, pur rappresentando il 19,2 % della popolazione mondiale, non sono monolitici né si rifanno ad un'unica suprema autorità sacerdotale (basti pensare ai sunniti, agli sciiti e alle derivazioni scissioniste degli uni e degli altri). Secolarizzazione In Europa tuttavia gli Stati, seppure in tempi diversi, si sono l'un dopo l'altro secolarizzati e, anche là dove sussistono religioni di Stato o relazioni concordatarie, le varie Carte costituzionali nonché i codici legislativi non si rifanno a precetti religiosi bensì ai grandi principi dell'illuminismo. Distinguere il sacro dal profano Una cosa è certa: gli immigrati riusciranno ad integrarsi nel t essuto sociale dei Paesi d'adozione quando e se saranno in grado di distinguere il sacro dal profano. A condizione che gli autoctoni sappiano e vogliano fare altrettanto, mandando a quel Paese le mosche cocchiere del genere del signor Blair. Guido Bernasconi «L'Occidente» Dal canto, loro i cattolici che assumono il papa romano come vicedio sono percentualmente solo (si fa per dire…) il 17,4% degli abitanti della Terra ma, se si considera l'insieme di coloro che si riconoscono nel cristianesimo (sommando ai cattolici gli ortodossi, gli anglicani, i protestanti storici e i neoevangelici), si riunisce un buon terzo della popolazione mondiale. Immigrazione Non è fatto nuovo che gli immigrati, di fronte alle difficoltà d'integrazione nel Paese d'accoglienza, siano indotti a riunirsi con i loro simili formando colonie ove poter parlare la lingua materna, conservare – almeno parzialmente – i costumi tradizionali e praticare il proprio culto. Ma poiché nell'islam le norme della Diritti dell'uomo In effetti, le norme della civile convivenza si rifanno idealmente alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, Partecipate anche voi! Iscrivetevi su www.senza-confessione.ch 6/2008 frei denken. 3 Fortsetzung von Seite 1 unstillbar zu sein. Sie lauschen seinen Vorträgen – entweder dauerlächelnd oder mit dem Stirnrunzeln und belehrendem Zeigefinger – die sich oft auf relativ banale Lebensweisheiten oder dann nicht genau fassbare Aussagen bezüglich Tibets beschränken. Wer dem Dalai Lama begegnet ist, reagiert entweder verzückt oder ratlos. FVS-Vortragsreihe 2008 Aufklärung und Humanismus heute Michael Schmidt-Salomon Dr. phil. Carola Meier-Seethaler Dr. phil. Joachim Kahl Dr. theol., Dr. phil. Projekt Aufklärung: Glaubst du noch, oder denkst du schon? Bern 27. Oktober Solothurn 28. Oktober Basel 29. Oktober Winterhur 30. Oktober Zürich 31. Oktober Zentralschweiz 1. November A-theistische Spiritualität: Woran glaubt, wer nicht glaubt? Bern 10. November Solothurn 11. November Basel 12. November Winterhur 6. November Zürich 7. November Zentralschweiz noch offen Philosophie und Poesie eines humanistischen Atheismus: Ludwig Feuerbach und Gottfried Keller Bern 24. November Solothurn 25. November Basel 26. November Winterhur 27. November Zürich 28. November Zentralschweiz 29. November Die «Päpste» und der Weltfrieden Der Dalai Lama hat sich zur äusserst erfolgreichen Medien-Ikone entwickelt– ähnlich dem Papst. Beide haben das Wort Weltfrieden stets auf den Lippen, beide arbeiten aber klar für den Machterhalt ihres eigenen Imperiums und sammeln eifrig Geld für dessen finanzielle Basis. Für den Weltfrieden konkret getan haben sie bisher noch nichts. Bitte Daten vormerken, Vortragsort und Zeit werden laufend in der Agenda publiziert. Einstein und die Religion (hpd) Ein bislang unveröffentlichter Brief von Albert Einstein beendet die Debatte über seine religiösen Ansichten. «Wissenschaft ohne Religion ist lahm, Religion ohne Wissenschaft ist blind.» Die PolitikerInnen und die Weltwirtschaft PolitikerInnen zeigen sich erfinderisch beim Lavieren zwischen dem «Gottkönig» samt seiner lokalen Lobby und der umgarnten Wirtschaftsmacht China. Da werden auch vor laufender Kamera «private Treffen» abgehalten. Das sagte Albert Einstein und sein berühmter Aphorismus war seitdem Quelle endloser Debatten zwischen Gläubigen und Ungläubigen, die den grössten Wissenschaftler des 20. Jahrhunderts zu sich zählen wollen. Ein wenig bekannter Brief von ihm könnte jedoch dabei helfen, den Streit zu beenden – oder zumindest könnte er eine weitere Kontroverse über seine Ansichten auslösen. Einstein schrieb den Brief am 3. Januar 1954 an den Philosophen Eric Gutkind. Der Brief wurde ein Jahr später öffentlich zum Verkauf angeboten und befindet sich seitdem in Privatbesitz. Einstein schreibt: «Das Wort Gottes ist für mich nicht mehr, als der Ausdruck und das Produkt menschlicher Schwächen. Die Bibel ist eine Sammlung ehrbarer, aber dennoch primitiver Legenden, welche doch ganz schön kindisch sind. Keine Interpretation, wie feinsinnig sie auch sein mag, kann das (für mich) ändern.» einer grossen Verbundenheit gegenüberstehe, hat für mich keine andere Qualität als alle anderen Völker. So weit meine Erfahrung reicht, sind sie nicht besser als andere Gruppen von Menschen, obwohl sie von den schlimmsten Krankheiten durch einen Mangel an Macht beschützt werden. Davon abgesehen kann ich nichts ‹Auserwähltes ›an ihnen erkennen.» Der Brief ist nicht im massgeblichen Quellenmaterial gelistet, in Max Jammers Buch «Einstein und die Religion». Einer der führenden Einstein-Experten des Landes, John Brooke von der Oxford Universität, räumte ein, noch niemals davon gehört zu haben. In einem weiteren Brief an seinen Freund aus ETH-Zeiten, den Chemiker Prof. Emil Ott (1877-1962), schreibt Albert Einstein: «Dein Ressentiment gegen den persönlichen Gott, von dessen Nicht-Existenz du ja wie auch ich überzeugt bist, hat mich einigermassen erstaunt. Diese Haltung trifft man meistens bei Personen, die sich nicht ohne Kampf von diesem Prunkstück altväterlicher Erziehung in jungen Jahren freigemacht haben.» Freiheit in Frieden Kriterium für die Unterstützung der Freiheitsforderung von Regionen darf nicht eine idealisierte «Kultur» sein oder die Stärke ihrer Lobby, sondern das Bedürfnis der Menschen nach regionaler Selbstverwaltung. Dass zu dieser Freiheit auch die Bereitschaft und die Verantwortung für den Frieden mit den Andersdenkenden in und ausserhalb der Region bedeutet, kann nicht genug betont werden: Freiheit für alle, die Freiheit in Frieden wollen. > Menschenrechte Für seinen langjähriger Aufruf zur Gewaltlosigkeit wurde der Dalai Lama von der Öffentlichkeit bereits geehrt: dafür hat er 1989 den Friedensnobelpreis erhalten. Dass aber ausgerechnet ein «Gottkönig» im Westen zum Garanten für Freiheit und Menschenrechte stilisiert wird, geht zu weit – es ist ein Verrat an der eigenen Geschichte von Aufklärung und Humanismus. Reta Caspar Einstein, der Jude war und der ein Angebot ablehnte, das Amt des zweiten israelischen Präsidenten zu bekleiden, lehnte auch die Idee ab, dass die Juden Gottes auserwähltes Volk seien. «Für mich ist die jüdische Religion wie jede andere der Inbegriff des kindischsten Aberglaubens. Und das jüdische Volk, dem ich gerne angehöre und dessen Mentalität ich mit Eine Kopie des Originalbriefes ist im Besitz von FVSMitglied Josef Müller, er hat sie von Emil Ott's Sohn erhalten. (Siehe FD 5/2005) 4 frei denken. 6/2008 Ethikdiskurs Über den Umgang mit Pflanzen Die Bundesverfassung verpflichtet uns, Pflanzen zu schützen. Dabei werden drei Schutzkonzepte unterschieden: der Schutz der Biodiversität, der Schutz der Art und die Verpflichtung, im Umgang mit Pflanzen der «Würde der Kreatur» Rechnung zu tragen. BV Art. 120 Gentechnologie im Aussenhumanbereich 1 Der Mensch und seine Umwelt sind vor Missbräuchen der Gentechnologie geschützt. 2 Der Bund erlässt Vorschriften über den Umgang mit Keim- und Erbgut von Tieren, Pflanzen und anderen Organismen. Er trägt dabei der Würde der Kreatur sowie der Sicherheit von Mensch, Tier und Umwelt Rechnung und schützt die genetische Vielfalt der Tier- und Pflanzenarten. punkt gewürdigt. Als eher belastend erweist sich der Begriff der «Würde», der – wie sich bereits in der Diskussion um die «Würde des Menschen» gezeigt hat – vor allem mit der religiösen Begründung einer «verliehenen Würde» verbunden wird. Auch der Begriff der «Kreatur» geht auf eine religiöse Auffassung einer Schöpfung und eines zielorientierten Schöpfers aus. Die Kommission versteht den Bericht als Werkzeug zur Reflexion über die Haltung im Umgang mit Pflanzen. Auch solle der Bericht dem Gesetzgeber als Leitplanke dienen, und bestimmt werden die Gerichte ihn konsultieren müssen, wenn in Zukunft die Verletzung von Art. 120 BV gerügt werden sollte. Zudem soll auf Ebene der Zellen die Grenze zwischen Tier und Pflanze nicht so klar verlaufen. Diese Position wurde von einer Minderheit vertreten. Ratio-Zentrismus Die Position geht davon aus, dass Pflanzen nicht über die geforderten Voraussetzungen der Vernunft verfügen, um aus diesem Grund moralisch um ihrer selbst berücksichtigt werden zu müssen. Diese Position wurde ebenfalls von einer Minderheit vertreten. Theo-Zentrismus Diese rein (christlich) theologische Bewertung spricht der Pflanze keinen Eigenwert zu. Diese Position wurde in der Kommission nicht vertreten. Im Parlament und in der Bevölkerung dürfte aber gerade diese Position verbreitet sein und zur heutigen Formulierung des Verfassungsartikels geführt haben. Es gibt keine Botschaft des Bundesrates, die den Begriff der Würde der Kreatur näher erläutert, weil er erst in den Beratungen vorgeschlagen worden ist. Es stehen deshalb nur die Protokolle der Eidgenössischen Räte zur Verfügung, aus denen hervorgeht, dass mit dem Begriff der Würde der «Eigenwert des nicht humanen Individuums» gemeint ist. Ethische Positionen Im Bericht wird dargelegt, welche ethischen Positionen eine moralische Berücksichtigung von Pflanzen um ihrer selbst Willen zulassen und was diese für einen ethisch gerechtfertigten Umgang bedeuten. Bio-Zentrismus Die Mehrheit der EKAH vertrat dabei die Position des Bio-Zentrismus, wonach Pflanzen einen Eigenwert haben, weil sie «leben». Patho-Zentrismus Diese Position billigt einer Pflanze Eigenwert zu, sofern ihre Empfindungsfähigkeit bewiesen ist. Experten haben hierzu festgehalten, dass Pflanzen zwar kein Nervensystem haben, also nicht wie ein Mensch Schmerz empfinden, dass sie aber auf Stress und Berührung reagieren. cher Nutzen» auf wirtschaftlicher, sozialer oder ökologischer Ebene. Im Unterschied zum Umgang mit Tieren müssen aber bei Pflanzen weniger starke Gründe vorliegen. Unter Umständen könnte also die Begründung, eine Pflanze zur eigenen Freude in eine Vase zu stellen, deren Beschädigung rechtfertigen. Es müsse in jedem Einzelfall abgewogen werden, lautete ein Fazit der Kommission. Generell sollen im Umgang mit Pflanzen die Prinzipien der Verhältnismässigkeit und der Vorsorge gelten und die natürlichen, d.h. nicht vom Menschen beeinflussten Beziehungsgefüge erhalten und gesichert werden. Gentechnik ist mit Einschränkung zulässig Die Mehrheit der EKAH ist der Ansicht, dass gentechnische Veränderungen von Pflanzen der Würde der Kreatur nicht prinzipiell entgegenstehen, sofern deren Fortpflanzungs- und Anpassungsfähigkeit dabei verloren geht. Die sogenannte «Terminator-Technologie» in der Gentechnik, bei der Saatgut steril gemacht wird, wäre demnach moralisch unzulässig. Patentierung von Pflanzen ist zulässig Ein Eigenwert von Pflanzen schliesst zudem für die Mehrheit der Kommission auch eine Patentierung nicht grundsätzlich aus. > EKAH-Empfehlungen Willkürliche Schädigung ist unmoralisch Die Mitglieder kommen einstimmig zum Schluss, dass Pflanzen insofern um ihrer selbst willen zu schützen sind, als eine willkürliche Schädigung von Pflanzen moralisch unzulässig ist. Instrumentalisierung muss gerechtfertigt sein Die Mehrheit vertritt zudem die Auffassung, dass eine vollständige Instrumentalisierung von Pflanzen rechtfertigungspflichtig ist. Ein Grund wäre etwa die Nutzung zwecks Ernährung, auch die Gesundheit von Menschen und Tieren gelten als Rechtfertigungsgrund, sowie ein «wesentli- Auftrag der EKAH Die Eidgenössische Ethikkommission im Ausserhumanbereich (EKAH) hatte den Auftrag, Vorschläge für die Konkretisierung des Begriffs der «Würde der Kreatur» auszuarbeiten, und hat dazu einen Bericht vorgelegt. Im Bericht wird diskutiert, welche ethischen Positionen im Umgang mit Pflanzen begründet werden können. Die Kommission betrat damit Neuland. In keinem anderen Land der Welt werden Pflanzen unter einem ethischen Gesichts- 6/2008 frei denken. 5 Reaktionen Die Reaktionen fielen verhalten aus. Die Medien beschränken sich mehrheitlich auf die Berichterstattung der auf den ersten Blick relativ mageren Ergebnisse. Die SF-TV-Satiresendung Giacobbo / Müller hat in einer entlarvend anthropozentrischen Lesart des Berichts die «Gefühle von Gemüse» anhand einer «Tomatenfamilie» thematisiert und sich über deren «Kinder» hergemacht. In etlichen Leserspalten wurde – primär im Namen des Liberalismus – der Ratio-Zentrismus vertreten und sowohl der Verfassungsartikel wie die Arbeit der Kommission als überflüssig, esoterisch und sogar schädlich bezeichnet. Humanistische Ethik Aus Sicht einer humanistischen Ethik sollte aber grundsätzlich jede Handlung, die über die eigene Person hinaus Wirkung zeigt, hinterfragt und auf ihr Schädigungspotenzial und allfällige Rechtfertigung untersucht werden. Während wir im Handeln gegenüber Menschen einen intuitiven, offenbar im Laufe der Evolution entwickelten Respekt haben, ist dieser in bezug auf Tiere und Pflanzen weniger ausgeprägt – wohl weil beide zu unseren potenziellen Nahrungsmitteln zählen. Eine humanistische Ethik sollte aber über die evolutionären Errungenschaften hinausgehen und moralisches Neuland rational ausloten. Das hat nichts mit Esoterik zu tun. Ein Entscheidungsbaum, wie er von der Kommission erstellt worden ist, schafft Transparenz über deren Vorgehen und ein hilfreiches Gerüst um die eigene Haltung und den eigenen Gedankengang zu analysieren und die Diskussion mit anderen zu strukturieren. Wir laden Sie ein, sich selber durch den Entscheidungsbaum hindurch zu denken und herauszufinden, welches Ihre ethische Position in bezug auf Pflanzen ist. Reta Caspar EKAH, "Die Würde der Kreatur bei Pflanzen", Bern 2008 www.ekah.admin.ch 6 frei denken. 6/2008 Religion und Humor Seit 2005 eine dänische Zeitung mit zweifelhaften Motiven einen Wettbewerb für Mohammed-Karikaturen gestartet und die 12 eingegangenen Beiträge publiziert hat, ist die Diskussion um das Verhältnis von Meinungsäusserungsfreiheit (und im Speziellen der Pressefreiheit) und Religionsfreiheit nicht abgebrochen. Neben der Diskussion in den Medien, sind seither verschiedene Bücher zum Thema erschienen. In der Schweiz hat Christoph Peter Baumann (*1947, Religionswissenschaftler und Leiter der Basler Informationsstelle Inforel) schon länger Humorvolles aus den Religionen gesammelt. Darin besteht denn auch die Stärke seines kürzlich vorgestellten Buches «Humor und Religion. Worüber man lacht – oder besser nicht» (Kreuz Verlag 2008). In sechs Kapiteln gibt es einen interessanten Einblick in das, was in verschiedenen Religionen als lustig empfunden wird und in deren Umgang mit Bildern. Schwach ist das Buch dort, wo es die Diskussion um den Karikaturenstreit führt. Auf nur fünf Seiten Einleitung gibt der Autor einige Meinungen wieder und schliesst dann mit der Feststellung «Ein Cartoon soll zum Gedankenaustausch anregen. Religiöse Gefühle dürfen aber nicht verletzt werden.» Hier haben Autor und Verlag wohl versucht, mit einem bereits bestehenden Buchprojekt auf den Karikaturenstreit zu reagieren – das ist nicht gelungen und schadet dem Buch. Aber auch die weniger brisante Frage «Was ist Humor?» wird auf gerade einer Seite abgehandelt und mündet in der so genannten Volksweisheit «Humor kann verschieden sein.» Dabei wirft der Autor alles in den gleichen Topf: Begriffe wie Humor, Satire, Karikatur, Beleidigung etc. stehen nebeneinander und werden unsorgfältig verwendet. Auch zwischen formalen und inhaltlichen Kriterien bei der Beurteilung von Karikaturen wird nicht sauber unterschieden. Fazit: Baumanns Buch ist eine interessante Faktensammlung; zur Analyse der politischen Fragen rund um den Karikaturenstreit trägt es nichts bei. bewundert ist der so genannte «jüdische Humor». Humor bezeichnet also die Fähigkeit, sich selbst und das was man tut oder das was einem begegnet zu relativieren und damit Spannungen aufzulösen. Aufgrund dieser Überlegungen habe ich seinerzeit zum Karikaturenstreit geschrieben: «Eine andere Frage ist, warum wir den Islam karikieren. Witz und Spott sind in der Regel ein Mittel der Machtlosen, sich ohnmächtig Fühlenden. Die Mächtigen zu verlachen war immer schon eine Form der Unterdrückten, ihre Frustration auszudrücken und Widerstand zu mobilisieren. Auch deshalb ist es zu hinterfragen, ob wir hier im Westen wirklich zu diesem Mittel greifen müssen.» (FD 2/2006) Lachen über andere Wer jedoch Witze über andere macht, muss nicht zwingend selber Humor haben – er oder sie spottet. Das kann mehr oder weniger scharfsinnig oder einfach nur bösartig sein. Deshalb geht es bei Satiren, Karikaturen etc. nur insofern um Humor als der Empfänger sie mit seinem Humor ertragen kann oder eben nicht. Vom Absender her geht es immer um mehr oder weniger feinen Spott. Rechtliche Grenzen In Europa sind die z. T. noch bestehenden «BlasphemieArtikel» ein Produkt der politischen Macht der christlichen Kirchen, welche den Spott von unten mit Gesetzen – von oben – in Schach zu halten versuchen. Sie sind aber auch ein Produkt des Kulturkampfes und haben den «religiösen Frieden» zwischen den Konfessionen zum Zweck. Seit der Aufklärung sind diese Blasphemie-Paragraphen aber überall umstritten. In der Schweiz gilt seit 1937 (vorher war das Strafrecht kantonal geregelt) der Art. 261 StGB «Störung der Glaubens- und Kultusfreiheit», der «das öffentliche Verspotten von Glaubenssachen in gemeiner Weise» unter Strafe stellt. Laut Bundesgericht soll diese Qualifikation die Verleumdung von der erlaubten sachlichen Kritik abgrenzen. 1960 ist letztmals vor Bundesgericht ein Urteil bestätigt worden: im so genannten «Fahrner-Prozess». Der Basler Maler und Aktionskünstler Kurt Fahrner (19321977) hatte 1959 das «Bild einer gekreuzigten Frau unserer Zeit» auf dem Barfüsserplatz aufgestellt. Das Bild war bis 1980 beschlagnahmt – heute hängt es im Kunstmuseum Basel! > Spott von unten Entscheidend beim Lachen über andere ist zum einen das Verhältnis von Spötter und Opfer: Wenn Vertreter einer «Minderheit» über die «Mehrheit» spottet, so wird das von Letzteren als «Frechheit» empfunden. Für den Absender ist es Frustrationsbewältigung, die mehr oder weniger aggressiv formuliert ist, aber auf jeden Fall das Verhältnis anprangert und auf Befreiung zielt. Das von der Mehrheit tolerierte Mass an Frechheit ist ein Ausdruck der Freiheit im entsprechenden Verhältnis. Was ist Humor? Auch wenn Baumann (wortgleich mit Wikipedia) Recht haben mag mit der Feststellung, dass es keine umfassende Theorie des Humors gibt, so scheint es mir doch möglich und sinnvoll, Humor als eine Haltung gegenüber sich selbst zu bezeichnen und klar abzugrenzen vom Spott, der in der Regel eine Haltung gegenüber anderen ausdrückt. So betrachtet dürfte die Antwort dann auch differenziert ausfallen: Wer Witze über sich selbst oder die eigene Gruppe oder den eigenen Glauben macht, hat Humor. Hierzulande bestens bekannt und Spott von oben Wenn hingegen Vertreter der «Mehrheit» über die «Minderheit» spottet, dann ist das in der Regel Ausdruck ihrer Macht und dient der Unterdrückung: die Minderheit wird diffamiert, lächerlich gemacht. 6/2008 frei denken. 7 Seit 1995 ist auch Art. 261bis StGB «Rassendiskriminierung» in Kraft, der die Verletzung der «Würde des «Menschen als Mitglied z.B. einer Religion» unter Strafe stellt, nicht aber die Kritik ihres Verhaltens, ihrer Regeln und Bräuche. Massstab für das Bundesgericht ist das Empfinden des durchschnittlichen Empfängers einer Botschaft, also nicht das Empfinden der betroffenen Person. Urteile zum Tatbestandsmerkmal «Religion» gibt es noch keine. Political correctness Die dänischen Karikaturen und ihr Entstehungszusam- menhang haben die oben formulierten Grundsätze verdreht: Vertreter einer Mehrheit fühlen sich offenbar von einer Minderheit so in Schach gehalten, dass sie zu den Mitteln der Minderheit greift. Solche Verdrehungen entstehen, wo unter dem Diktat der politischen Korrektheit die Empfindlichkeiten von ReligionsvertreterInnen über die Meinungsäusserungsfreiheit gestellt werden. Die mehrheitlich negativen Reaktionen von PolitikerInnen (auch kürzlich wieder in Holland, im Fall des Films «Fitna») geben den Provokateuren leider Recht. Reta Caspar Sektionsinfos Winterthur Öffentlicher Themenabend: Mittwoch, 4. Juni 2008 Ist Hinduismus eine Religion? Wie viel Freiheit hat ein Hindu? Vortrag von Dr. Satish Joshi Der Begriff Hinduismus wird an Hand der bekannten Religionen wie Judentum, Christentum und Islam dargelegt. Der Ursprung und die Entwicklung des Hinduismus in Indien sowie die heutige Praxis dort und anderswo werden diskutiert. Auch die anderen Weltanschauungen kommen ins Gespräch. Das Ganze wird indisch-kulinarisch umrahmt. Eingeladen ist jedermann, speziell auch Mitglieder der umliegenden Sektionen der FVS! Wegen der Wahl der geeigneten Stuhl-Anordnung und dem kleinen Imbiss sind wir froh um eine Anmeldung bei: H. Habicht, Tel. 044 865 16 93 oder h.habicht@swissonline.ch Agenda Zentralvorstand 16. August, 18. Oktober 2008, Freidenkerhaus Bern Grosser Vorstand Sa., 22. Nov. 2008, Olten Basel – NWS Letzter Donnerstag im Monat 15:00 Donnerstag-Hock Rest. "Park", Flughafenstr. 31 Basel – Union Letzter Freitag im Monat 19:00 Freie Zusammenkunft Café "Spillmann", Eisengasse 1 Bern Montag, 9. Juni, 15:00 Seniorentreff im Freidenkerhaus, Weissensteinstr. 49b. 031 372 56 03 Kunstpreis Blasphemie: Frecher Mario Der Bund für Geistesfreiheit provoziert und lanciert einen Wettbewerb: Gesucht werden Kunstwerke, die humorvoll und intelligent übernatürliche (= meist religiöse) Vorstellungen auf die Schippe nehmen und so geeignet sind, deren Alleinvertretungsanspruch zu unterminieren und somit die Freiheit von Gesellschaft und Kunst zu fördern. Form: Aktionen, Texte, Musikstücke, Zeichungen, Cartoons, Skulpturen, Theaterstücke, Kabarett, Kurzfilm – max. 5 Minuten lang. Einsenden bis 31. Juli 2008 an blasphemie@frechermario.org oder an bfg München, Valleystrasse 27, D-81371 München. www.frechermario.org Montag, 16. Juni, 19:00 Freidenker-Stamm NEUES LOKAL: Restaurant "National"Hirschengraben,Bern Schaffhausen Jeden Samstag, 10:00-11:00 Freidenkerstamm Café des CoopCity Zentralschweiz Zum ersten Freidenkertreffen in der Zentralschweiz fanden sich acht Mitglieder und Interessierte in ArthGoldau ein. Nach einer anregenden Diskussion über die aktuellen fundamentalistischen Strömungen in Politik und Gesellschaft wurde einmütig beschlossen, die Zentralschweizer Sektion der FVS wieder zu reaktivieren. Für den Vorstand der Sektion stellen sich zur Verfügung: Grazia G. Annen,Präsidium Erich Lingg, Aktuariat Dani Annen, Kasse. Mitglieder und Interessierte sind eingeladen zur Winterthur Mittwoch, 4. Juni 19:00 Öffentlicher Themenabend "Ist Hinduismus eine Religion? Wie viel Freiheit hat ein Hindu?" Vortrag von Dr. Satish Joshi, anschl. kleiner Imbiss. Rest."Chässtube",HBWinterthur Donnerstag, 26. Juni,10:30 Ausstellung in Zürich "Tutanchamun: sein Grab und seine Schätze." Infos: H. Meichtry 071 966 59 75 Zentralschweiz Freitag, 4. Juli, 19:30 Mitgliederversammlung Restaurant "La Piazza" beim Bahnhof Arth-Goldau Zürich Mittwoch, 9. Juni, 14:30 Freie Zusammenkunft Themen: 1. Rückschau auf unseren Besuch im Tessin. 2. Buchvorstellung: Roberto Di Pasquale: "Die Macht der Manipulation". Restaurant "Schweighof" Mitgliederversammlung Sektion Zentralschweiz Freitag, 4. Juli 2008, 19:30 Restaurant «La Piazza» «Dächlistube» beim Bahnhof Arth-Goldau Kontakt: gannen@nexline.ch Tel. 041 855 10 59 Freidenker-Vereinigung der Schweiz FVS Mitglied der Weltunion der Freidenker (WUF) und der Internationalen Humanistischen und Ethischen Union (IHEU) www.frei-denken.ch Kontakte für weltliche Feiern Basel: Freidenker Nordwestschweiz 061 321 31 48 Basel: Freidenker-Union 061 601 03 43 oder 061 601 03 23 Bern 079 449 54 45 oder 031 911 00 39 Grenchen und Umgebung 076 53 99 301 oder 032 645 38 54 Luzern und Innerschweiz 041 420 45 60 Mittelland 062 926 16 33 St. Gallen 052 337 22 66 Vaud/Waadt 026 660 46 78 ou 022 361 37 12 Winterthur und Thurgau 052 337 22 66 Zürich 044 463 16 55 Sollte unter der regionalen Nummer niemand zu erreichen sein, wenden Sie sich bitte an die FVS-Geschäftsstelle: 031 371 65 67 oder an 052 337 22 66 Basel Freidenker Nordwestschweiz Postfach 260, 4010 Basel basel-fvs@frei-denken.ch Präsident: H. Stieger 079 217 01 29 Vizepräs.: B. Bisig 061 321 31 48 Sekretariat: E. Oberer 061 313 39 50 Kassier: H. Mohler 061 261 36 19 Mitgliederdienst: R. Frey 061 421 12 80 Ticino Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori (ASLP) Sezione Ticino CP 721 6902 Paradiso ticino@frei-denken.ch Presidente: R. Spielhofer 091 994 21 45 Vaud Ass. vaudoise de la Libre Pensée CP 5264 1002 Lausanne vaud@frei-denken.ch Président: Secrétariat: J.P. Ravay 022 361 94 00 026 660 46 78 Freidenker-Union Basel Postfach 4471, 4002 Basel basel-union@frei-denken.ch Präsident: G. Rudolf 061 601 03 43 Mitgliederdienst: 061 601 03 23 Bern Freidenker Bern Postfach 831 3550 Langnau bern@frei-denken.ch Präsident: D. Aellig 079 449 54 45 Winterthur Freidenker Winterthur Postfach 1806, 8401 Winterthur winterthur@frei-denken.ch Vorsitz: H. Meichtry 071 966 59 75 Sekretariat: D. Dünki 052 222 98 94 Familiendienst: M.Ochsner 052 232 04 77 Genève Libre Pensée de Genève 27 ch. des quoattes 1285 Avusy genève@frei-denken.ch Président: J. P. Bouquet 022 756 40 49 Zürich Freidenker Zürich Postfach 3353, 8021 Zürich zuerich@frei-denken.ch Präs.: H. Rutishauser Tel/Fax 044 463 16 55 Mitgliederdienst: M. Dobler 044 341 38 57 Grenchen und Umgebung Freidenker Grenchen u. Umg. Postfach 418 2540 Grenchen grenchen@frei-denken.ch Adressänderungen an: Postfach 217 CH-2545 Selzach Präsident: S. Mauerhofer 076 388 46 39 Mitgliederdienst/ L. Höhneisen Krankenbesuche 076 53 99 301 Freidenker-Vereinigung der Schweiz FVS Geschäftsstelle Weissensteinstr. 49b Postfach CH-3001 Bern Tel. 031 371 65 67 Fax 031 371 65 68 info@frei-denken.ch Postkonto: 84-4452-6 Luzern/Innerschweiz luzern@frei-denken.ch Kontakt: B. Greter 041 420 45 60 Mittelland Freidenker Mittelland Postfach 56 4628 Wolfwil mittelland@frei-denken.ch Präsident: H. Haldimann 062 926 16 33 Impressum Redaktion Reta Caspar, Rte. de Carroz-Derrière 9 CH-1844 Villeneuve E-mail: reta.caspar@swissonline.ch Erscheinungsweise monatlich Redaktionsschluss 15. des Vormonats Jahresabonnement Schweiz: Fr. 30.– Ausland: Fr. 35.– (B-Post) Probeabonnement 3 Monate gratis Druck und Spedition Printoset, Flurstrasse 93, 8047 Zürich Schaffhausen Freidenker Schaffhausen Postfach 69 8213 Neunkirch schaffhausen@frei-denken.ch Kontakt: R. Imholz 079 751 41 38 AZB P.P./Journal CH-2545 Selzach St. Gallen Freidenker Region St. Gallen c/o S. Breitler Haldenweg 37 9100 Herisau Kontakt: S. Breitler 071 351 29 81 www.printoset.ch ISSN 0256-8993 Ausgabe 6/2008 Namentlich gekennzeichnete Beiträge können, aber müssen nicht mit der Ansicht der Redaktion übereinstimmen.