frei denken. 05/2009.pdf

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(file: @@FD-052009.pdf@@)94. Jahrgang I Nr. 5 I Mai 2009 Ethik-Unterricht für alle In Berlin fällt die Entscheidung während diese Ausgabe von frei denken. gedruckt wird, in Graubünden steht sie am 17. Mai 2009 an: die Abstimmung über einen obligatorischen Ethik-Unterricht an den Volksschulen. Die Argumente sind hier wie dort die gleichen: 1. Angesichts der kulturellen Vielfalt sollen alle SchülerInnen Dialogfähigkeit entwickeln, Gemeinsamkeit erfahren sowie gegenseitige Toleranz und Respekt einüben An den Volksschulen lernen Schülerinnen und Schüler aus verschiedenen Nationen und Kulturen und mit unterschiedlichen Glaubensvorstellungen und Weltanschauungen. Angesichts dieser Vielfalt ist es eine wichtige Aufgabe der Schule, gegenseitiges Verständnis, Toleranz und Respekt zu fördern. Das gelingt besonders gut, wenn die Schülerinnen und Schüler über grundlegende Fragen der Ethik, ihrer Herkunftskulturen und ihrer Lebensgestaltung miteinander ins Gespräch kommen und so gegenseitiges Verständnis entwickeln können. 2. Gemeinsamer Ethikunterricht fördert eine ethische Grundbildung und die Wertorientierung an Verfassung und Menschenrechten Bei den vielfältigen Wertvorstellungen in unserer Gesellschaft, die unterschiedliche kulturelle, religiöse und weltanschauliche Wurzeln haben, ist es wichtig, dass sich alle Schülerinnen und Schüler in einem gemeinsamen Ethikunterricht mit den für unsere Gesellschaft zentralen Grundwerten wie Freiheit, Gleichheit, Gerechtigkeit und Solidarität, Toleranz und Verantwortung beschäftigen und sich dabei an Verfassung und Menschenrechten orientieren. Das beugt fundamentalistischen Tendenzen bei Jugendlichen vor, fördert das gewaltfreie Bearbeiten von Konflikten und unterstützt den Wertekonsens in unserer Gesellschaft. 3. Religionskundliche Allgemeinbildung fördert gegenseitiges Verstehen von Kulturen Viele Werke der Literatur, bildenden Kunst und Musik in der Kultur Europas lassen sich ohne Kenntnisse über Mythen der Antike und Geschichten der jüdischen und christlichen Bibel nicht verstehen. Reli- > Pagina 2 Abstimmungsplakat für die Ethik-Initiative in Graubünden «Il pontefice delle incongruenze.» Guido Bernasconi > Seite 3 Delegiertenversammlung 2009 Jugend und Glauben > Seite 5 «Im öffentlichen Gebrauch der Vernunft liegt das aufklärerische und lehrende Moment der Neuen Aufklärung» Eike Michael Scholz, Mathematiker > Seite 6 gionen sind wie Kunst, Wissenschaft, Recht, Philosophie und Ethik wesentliche Teile des kulturellen Gedächtnisses einer jeden Kultur, so auch der Kultur Europas und anderer Kulturen der Welt. Deshalb gehören Grundkenntnisse über Religionen und Weltanschauungen zur Allgemeinbildung jeder Bürgerin und jedes Bürgers. Schülerinnen und Schüler brauchen diese Kenntnisse und dies unabhängig davon, ob sie darüber hinaus einen Religionsunterricht besuchen. 4. Religiös-weltanschauliche Neutralität im Ethikunterricht «Die Frage hinterfragen – das ist die wirklich aufgeklärte und radikale Haltung zur sogenannten ‹Gottesfrage›.» Frieder Otto Wolf, Philosoph > Seite 7 Evolution kann die Existenz von Kreationisten nicht erklären. fördert Respekt vor fremden Auffassungen Im Unterschied zum Bekenntnisunterricht der Kirchen, Religions- und Weltanschauungsgemeinschaften wird Ethik religiös und weltanschaulich neutral unterrichtet, d.h. in ihm wird keine Religion oder Weltanschauung vertreten oder bevorzugt. Die religiös-weltanschauliche Neutralität gilt für alle Unterrichtsfächer, gewinnt aber im Fach Ethik eine besondere Bedeutung. Die Erfahrungen der Heranwachsenden mit einer Lehrkraft, die den Ethikunterricht religiös-weltanschaulich neutral gestaltet, und der Dialog in der Klasse helfen ihnen, Respekt vor ihren > Seite 4 2 libero pensiero. 5/2009 Il pontefice delle incongruenze Guido Benasconi L’importanza dei papi non si può giudicare dalla durata del pontificato, ancorché il fattore tempo non sia trascurabile. Il più delle volte n’è rimasta memoria perché il caso ha voluto coinvolgerli in episodi che hanno marcato la storia: fortuna per taluni, malasorte per altri. La lista dei «vicari di Cristo» è, soprattutto per i primi secoli dell’era volgare, certamente poco attendibile: nella migliore delle ipotesi si tratta di una serie di biografie romanzate ad arte, in modo da accreditare l’ininterrotta continuità dei successori del «principe degli apostoli» nonché il primato del vescovo di Roma su tutta la cristianità. Ad esempio, Silvestro I deve la sua celebrità al fatto d’esser stato destinatario della «Donatio Constantini» attestata da una lettera (falsa!) con cui l’imperatore Costantino il Grande (attorno al 330) delimitava i beni territoriali assegnati in esclusiva alla Chiesa. In realtà il documento apocrifo apparve solo nel 754 allorché Stefano II lo esibì al re franco Pipino perché costui gli riconoscesse la giurisdizione civile su Roma e dintorni. Fu in quel momento che la Chiesa di Roma abbinò il potere spirituale a quello temporale, differenziandosi istituzionalmente dai patriarcati orientali, i quali si limitarono sempre ad assistere spiritualmente il potere civile senza volerlo sostituire. È per questo che ancora ai giorni nostri il vescovo di Roma, nonostante la batosta di Porta Pia del 1860, si può presentare sulla scena internazionale nella duplice equivoca veste di responsabile politico e capo religioso: caso unico, nel mondo occidentale. tale che, dopo il passaggio del depresso e pessimista Paolo VI, c’è voluto più di un quarto di secolo perché il reazionario Karol Wojtyla potesse in qualche modo «ripristinare l’ordine in casa», riportando la Chiesa alle posizioni preconciliari. Quanto a Joseph Ratzinger, per ora si può dire la musica non è cambiata rispetto a quella che suonava Giovanni Paolo II. Era prevedibile che così fosse, dato che era stato il polacco ad affidare al tedesco dal 1981 al 2005 la responsabilità di custode dell’ortodossia. Proprio nella funzione di prefetto della «Sacra congregazione per la dottrina della fede» quest’ultimo aveva dato il suo meglio (si fa per dire…). Ma ora che tocca a lui apparire sul palcoscenico, l’effetto è non più lo stesso. Il fatto è che il Ratzinger è un pessimo interprete: gli manca soprattutto il carisma istrionico del suo predecessore. Giovanni Paolo II sapeva dire delle banalità che, nella sua bocca di gigione, suonavano come ispirate sentenze; si muoveva con imponente disinvoltura ed aveva il perfetto senso del tempo scenico; infine, non aveva il difetto di guardarsi attorno per vedere l’effetto della sua esibizione e sollecitare gli applausi, semmai raccoglieva le ovazioni spontanee degli astanti con calcolate pause. Mai gli è capitato di rimangiarsi le parole. Molto discussa, ad esempio, è stata la sua dichiarazione secondo cui «fuori della Chiesa non c’è salvezza». Altrettanto controversa è stata la sua opposizione all’europeizzazione della Turchia. Infelicissima gaffe è sembrata a tutti la famosa lezione di Ratisbona sull’intrinseco bellicismo dell’islam. Inquietante è stata la decisione di revocare la scomunica degli scismatici lefebvriani e la loro reintegrazione a pieno titolo (incluso il vescovo negazionista). Non meno scioccanti sono parse, in più occasioni, le sue scelte morali ed etiche: la condanna d’ogni forma d’eutanasia (anche nel caso di malati terminali o tenuti artificialmente in vita vegetativa), l’avallo della scomunica incondizionale per chi pratica l’aborto (come nel caso della bambina pernambucana) e, infine, la sua dichiarazione sul pernicioso uso del preservativo (nel corso del viaggio in Africa). Alleanze poco sacre Ed è nella recente escursione africana che il Ratzinger ha dato ulteriore testimonianza della sua disinvoltura morale. In Angola, in uno dei suoi discorsi sulle tristi condizioni di un continente che ancora non si è liberato dalle conseguenze del colonialismo, egli ha denunciato tra i peggiori mali quello della corruzione. Parlava, come si suol dire, di corda in casa dell’impiccato (e del boia...). Con una goffa indelicatezza nei confronti di chi, ospitandolo, gli aveva appena promesso in regalo una basilica (quella dedicata alla Madonna di Mixima), il papa additava, una volta di più, la pagliuzza nell’occhio del prossimo incurante della trave infissa nel suo. In effetti, quando in nome della Chiesa si denuncia la politica di rapina praticata ai danni del continente africano, va pur ricordato che i predoni, gli schiavisti, gli sfruttatori erano accompagnati e moralmente appoggiati da sacerdoti. E questi missionari della fede, incaricati di cristianizzare gli indigeni nel nome del «Signore» e nel segno della croce, spacciavano spudoratamente l’oppressione coloniale per testimonianze di pace e d’amore, elevando la rassegnazione (quella delle vittime, s’intende) a suprema virtù. Per altro, la Chiesa non ha alcuna autorità morale di denunciare la corruzione. Per secoli e secoli ha istillato nei fedeli la convinzione che la benevolenza divina si può acquistare, in mancanza delle opere di bene, anche con donazioni, lasciti e pagamenti in denaro. Delle enormi ricchezze terrene, ottenute in cambio di posti in paradiso, la Chiesa dice di aver fatto sempre (e di voler continuare a fare) uso caritatevole. All’insegna, tuttavia, del motto secondo cui «caritas incipit ab egone»: ovvero, a praticar la carità si comincia da se stessi. Fra rigore e rigidità Benedetto XVI, invece non ha nulla di tutto questo. Persino quando ha tutto il tempo per riflettere, trova le occasioni e i modi sbagliati, come se recitasse a soggetto, per passare messaggi ambigui, sconnessi, soggetti a interpretazioni che poi richiedono puntualizzazioni, correzioni e persino smentite. Uomo ritenuto rigoroso, inflessibile e irremovibile quand’era capo del Sant’Uffizio, agiva allora con supposta mano di ferro in guanto di velluto, solo in forza dell’autorità della carica e della copertura totale assicuratagli da Giovanni Paolo II. Ora che è assurto alla funzione di vicedio, dà l’impressione di non sentirsi veramente a suo agio nella veste del protagonista e di non saper nemmeno far funzionare convenientemente l’apparato che dovrebbe essergli di supporto. Evidentemente non è il genio che si credeva. In effetti, ideologicamente rigido più che rigoroso, egli mal si concilia con il realismo politico cosicché, quando si muove sul terreno del «dialogo», spesso si esprime (o lascia che suoi portavoce lo facciano per lui) in modo da essere frainteso: al punto da esser costretto a giustificarsi, a correggersi, quando non addirittura a ritrattare. Luci ed ombre Duecentosessantuno sono i papi che hanno preceduto, secondo l’elenco ufficiale, l’attuale titolare, per la durata media di un settennato ciascuno, scontati i periodi di sede vacante. Solo dodici, incluso il leggendario apostolo Pietro, hanno occupato la carica per più di vent’anni, ma un cospicuo numero – quasi la metà - non è rimasto sul trono più di un lustro. Tuttavia, come già si è rilevato, un pontificato non si valuta in termini quantitativi, bensì qualitativi. Basti pensare a quel che Giuseppe Roncalli (Giovanni XXIII, il papa «buono«) combinò in soli cinque anni surclassando i suoi immediati predecessori Achille Ratti (Pio XI, papa per diciassette anni) ed Eugenio Pacelli (Pio XII, papa per diciannove anni) che tanto discredito avevano gettato sulla Chiesa, l’uno con il suo filofascismo, l’altro con la sua attitudine omissiva di fronte alle persecuzioni antigiudaiche messe in atto dai nazisti e dai fascisti. L’effetto dirompente del rinnovamento roncalliano è stato 5/2009 frei denken. 3 Durban II: AntirassismusKonferenz in der Kritik Sonntag, 17. Mai 2009, 10:00, Restaurant «Aarhof» Nach ausserordentlich langem und zähem Ringen um das Schlussdokument hat die Konferenz am Tag der Drucklegung dieser Ausgabe begonnen. Im letzten Entwurf ist das Hauptanliegen der FVS berücksichtigt und der entsprechende Paragraf gestrichen worden: FVS-Delegiertenversammlung in Olten Die diesjährige Delegiertenversammlung wird über den Jahresbericht und die Rechnung 2008 zu befinden haben. Nach der Rückschau auf ein ereignisreiches Jahr geht es aber auch darum, in die Zukunft zu schauen und neue Weichen zu stellen. 14:00, Rest. «Aarhof» Öffentlicher Vortrag Keine Instrumentalisierung des Rassismusbegriffs für antidemokratische Zwecke! Insbesondere muss allen Versuchen, Religionskritik als Diffamierung zu bezeichnen (wie durch den Menschenrechtsrat geschehen) und als Rassismus zu qualifizieren, energisch entgegengetreten werden. Sie verletzen die Meinungsäusserungsfreiheit (Art. 19 Menschenrechtserklärung MRE). Es ist klar zu unterscheiden zwischen der unbestrittenen Schutzwürdigkeit der Religionsfreiheit von Individuen und dem klar abzulehnenden Schutz religiöser Ideen, Glaubensinhalte und Praktiken vor legitimer Kritik. Trotz Anpassung des Entwurfs haben etwa die Niederlande beschlossen, an der Konferenz nicht teilzunehmen, weil sie befürchten, dass das Dokument dort wieder verschlechtert werden wird. Nachdem im März bereits der UNO-Menschenrechtsrat mit 23 zu 11 Stimmen eine Erklärung verabschiedet hat, welche die UNO-Mitgliedstaaten auffordert, Diffamierung bzw. Beleidigung (defamation of religion) – d.h. faktisch jegliche Kritik – von Religionen zu verbieten und unter Strafe zu stellen, ist diese Befürchtung leider begründet. Finanzierung der Geschäftsstelle Für die Finanzierung der Geschäftsstelle hat der Zentralvorstand Varianten zusammengestellt. Auf der Basis der zu erwartenden Einnahmen – und ohne weitere Verschuldung – ist die Finanzierung der Geschäftsstelle nur auf Kosten anderer Ausgaben möglich. Die Abo-Einnahmen für die Monatsschrift decken die Kosten nur zur Hälfte. In allen Finanzierungs-Varianten wird deshalb eine Mittelverschiebung zu Lasten der Zeitung frei denken. und zu Gunsten der Geschäftsstelle vorgeschlagen. Prof. Dr. Beda Stadler Immunologe, Universität Bern Beirat der Giordano Bruno Stiftung Gäste sind am Vortrag sowie an der Delegiertenversammlung herzlich willkommen. Wer am gemeinsamen Essen (Fr. 33.- mit Fleisch, Fr. 28.- vegetarisch) teilnehmen will, wird gebeten sich bei der Geschäftsstelle anzumelden. vorstand die Gründung einer Stiftung vorantreiben soll. Vorteil einer Stiftung ist die Steuerabzugsfähigkeit von Spenden, die dem Stiftungszweck zugewendet werden. Gentechnologie – ein Eingriff in die Evolution? Projekt FVS Statuten Aus dem Grossen Vorstand kam die Anregung, eine Statutenrevision anzupacken. Den Auftrag dazu muss allerdings die Delegiertenversammlung geben. Internationale Organisationen Die Delegierten werden zudem über den Verbleib der FVS in der Weltunion der Freidenker (WUF) entscheiden. Der Zentralvorstand schlägt den Austritt vor. Der Zentralvorstand freut sich auf Euch und auf eine interessante Versammlung. Weitere Forderungen der FVS Die FVS hat Bundesrätin Calmy-Rey und die Schweizer Regierung am 6. April 2009 auf diese Problematik hingewiesen und sie darüber hinaus aufgefordert, im Falle einer Teilnahme am UNO-Rassismus-Gipfel die folgenden – von der International Humanist and Ethical Union IHEU formulierten – Anliegen zu unterstützen: Projekt Stiftung Die Delegierten werden auch darüber zu entscheiden haben, ob der Zentral- • Schutzes von Nichtgläubigen, PolitheistInnen und ApostatInnen! In Paragraf 10 des Dokumentes vom 17. März 2009 werden lediglich Christen, Juden und Moslems explizit als mögliche Opfer genannt. Entweder muss die Liste erweitert oder darauf verzichtet werden. Jugend und Glauben Jede/r Dritte glaubt (eher) nicht an Gott Im Rahmen des Nationalen Forschungsprogrammes 58, «Religionen in der Schweiz», wurden 748 deutschschweizer Jugendliche zwischen 13 und 16 zu ihrem Verhältnis zur Religion befragt. Die Medien titelten die Berichte zu den ersten Ergebnissen mit: «Zwei von drei Jugendlichen glauben an Gott». Das bedeutet aber auch, dass jede/r Dritte nicht glaubt! Auffallend zudem: lediglich 22% glauben «sehr», und nur eine Minderheit der Jugendlichen betet regelmässig, wenn sie nicht aus einem sehr religiösen Elternhaus stammen. Auch an religiösen Feiern nehmen nur MuslimInnen und Hindus häufig teil. Das heisst, dass die Religion im Leben der grossen Mehrheit der Jugendlichen effektiv keine grosse Rolle spielt. In Deutschland und Österreich ist man bereits mit 14 Jahren religionsmündig. In der Schweiz könnte die Religionsmündigkeit sogar auf 12 Jahre gesenkt werden, denn auch in anderen Lebensbereichen werden Jugendliche früher ernst genommen: So dürfen gemäss Bundesgericht medizinische Behandlungen an 13-Jährigen nicht ohne deren ausdrückliche Zustimmung vorgenommen werden, und Kinder können auch in Bezug auf eigenes strafbares Verhalten bereits ab 10 Jahren als urteilsfähig und strafbar betrachtet werden, wenn sie die Tragweite ihres Handelns abschätzen können. Eine Senkung des Mündigkeitsalters in religiösen Fragen wäre auch ein starkes Signal an jene religiösen Gemeinschaften, welche die jungen Menschen – insbesondere die jungen Frauen – traditionell gerade ab der Adoleszenz verstärkt kontrollieren. Tages-Anzeiger 12.04.2009: "Zwei von drei Jugendlichen glauben an Gott" Beobachter 7/09: "Wie hast du's mit Gott?" • Keine Verunglimpfung des Westens! Paragraf 10 des Dokumentes vom 17. März 2009 nennt «Anti-Arabism» als besorgniserregende Entwicklung. Dieser Begriff ist zu streichen, oder es muss auch der Gegenbegriff «Anti-Westernism» aufgenommen werden. • Keine Diskriminierung aufgrund von Arbeit oder Abstammung! In gewissen Regionen Afrikas und Asiens werden Menschen wegen ihrer Tätigkeit oder Abstammung massiv diskriminiert oder gar mit dem Tod bedroht. Diese Staaten sollen aufgefordert werden, diese Verletzung von Art. 7 MRE gesetzlich zu untersagen und mit nationalen und regionalen Programmen deren Eliminierung zu unterstützen. • Kein Menschenhandel, keine Sklaverei! Gemäss Angaben von Anti-Slavery-International werden heute 27 Millionen Menschen als Sklaven gehalten. Insbesondere jene afrikanischen und arabischen Staaten, in denen diese Verletzung von Art. 4 MRE immer noch vorkommt, sollen aufgefordert werden, diese gesetzlich zu untersagen und mit nationalen und regionalen Programmen deren Eliminierung zu unterstützen. rc Religionsmündigkeit senken! Darüber hinaus ist zu bedenken, dass die Befragten die religiöse Mündigkeit noch nicht erreicht haben, da sie hierzulande erst bei 16 Jahren angesetzt wird (Art. 303 ZGB). 4 frei denken. 5/2009 Ethik für alle Fortsetzung von Seite 1 MitschülerInnen mit anderen Weltdeutungen, Sinngebungen und Lebensauffassungen zu entwickeln. 5. Gemeinsamer Ethikunterricht fördert die Freiheit individueller Orientierung Durch eine gemeinsame ethische Bildung und einen im Unterricht praktizierten Dialog wird bei den Schülerinnen und Schüler verschiedener kultureller, weltanschaulicher oder religiöser Herkunft die Freiheit gefördert, sich selbstbestimmt im Leben zu orientieren und sich für eine bestimmte Religion, Konfession oder Weltanschauung oder auch keine zu entscheiden. Eine Parallele gibt es im Bereich der politischen Bildung. Diese zielt auf die Förderung allgemeiner demokratischer Reflexions- und Handlungskompetenz, jedoch nicht auf die Bindung an bestimmte Parteien. Der Gegenvorschlag («1+1») der Regierung sieht einen Kompromiss vor: nur noch eine Wochenlektion kirchlichen Religionsunterricht und daneben eine für alle obligatorische Wochenlektion «Religionskunde und Ethik» sollen von der Volksschule angeboten werden – und vorerst nur an der Oberstufe. Die Halbierung der Stundenzahl halbiert aber die bestehenden Probleme nicht. Im Gegenteil, in der Unterstufe würde sich vorerst überhaupt nichts ändern. gestellt. Nachdem die Kantone positiv darauf reagiert hatten, wurden Ende 2006 die Arbeiten am Projekt Deutschschweizer Lehrplan aufgenommen. Das Projekt wurde in zwei Teile aufgeteilt: In einer ersten Phase werden die Grundlagen des Lehrplans erarbeitet, und in einer zweiten Phase soll der Lehrplan erarbeitet werden. Auf der Primarstufe wird der Bildungsbereich der Natur-, Sozial- und Geisteswissenschaften zusammengefasst zum Fachbereich Natur, Mensch, Gesellschaft. FVS unterstützt die Initiative Mehrere FVS-Sektionen, die Zentralkasse und auch einzelne Mitglieder haben einen namhaften Beitrag an die Kosten der Abstimmungskampagne in Graubünden geleistet, im Bewusstsein, dass die Abstimmung Signalwirkung haben wird für andere Kantone. Ausgangslage in Graubünden In Graubünden zählt heute der Religionsunterricht zu den obligatorischen Schulfächern. Unter Berufung auf die Glaubens- und Gewissensfreiheit, können die Eltern ihre Kinder vom Unterricht abmelden. Die Verantwortung für das Fach liegt vollumfänglich bei den Landeskirchen, welche den Unterricht finanzieren, die Lehrpersonen ausbilden und anstellen sowie den Lehrplan bestimmen. Der Religionsunterricht steht zwar allen offen, doch die wenigsten Schülerinnen und Schüler, die weder der katholischen noch der reformierten Konfession angehören, besuchen ihn. Der Religionsunterricht findet mehrheitlich konfessionell getrennt statt. D.h. die Klasse wird in katholische und reformierte Kinder aufgeteilt und der Rest hat schulfrei. Ein ökumenischer Unterricht ist in Graubünden eine Seltenheit. Genaue und aktuelle Daten betreffend des Besuchs der Religionsstunden liegen aus der Stadt Chur vor: von 2549 Schülerinnen und Schüler besuchten dort im letzten Jahr 440 keinen Religionsunterricht; das sind 17.3%! Ausserdem gibt es Kirchgemeinden, die nur noch eine Lektion anstatt der vorgesehenen zwei erteilen, einzelne haben den Religionsunterricht an der Oberstufe gar gänzlich abgeschafft. Zur Abstimmung steht nun die Ethikinitiative, welche anstelle der zwei Religionsstunden zwei Stunden obligatorischen Ethikunterricht einführen will. Dort werden (unter Berücksichtigung der kindgerechten Umsetzung an Schuleingang bzw. Kindergarten) naturwissenschaftliche, geistes- und sozialwissenschaftliche Themen inklusive Ethik und Religion vermittelt. Wer gibt Ethikunterricht? Klar ist für die InitiantInnen, dass die Qualität des neuen Ethikfaches davon abhängen wird, wer das Fach lehren wird. Sie schreiben: «Grundsätzlich spricht nichts dagegen, dass auch die bisherigen Religionslehrpersonen Ethik unterrichten können, so wie dies auch für Volksschullehrpersonen möglich wäre. Zentral ist, dass alle die nötigen Qualifikationen durch Aus- und Weiterbildung erlangen. Ein Diplom, welches befähigt, das Fach Ethik zu unterrichten, ist also unabdingbar. Der Unterricht selber ist gemäss Lehrplan zu gestalten. Klar ist auch, dass der Ethikunterricht, da in staatlicher Verantwortung, nicht bekenntnisorientiert oder gar missionarisch sein darf, sondern religionsneutral sein muss. Eine solche Trennung der Inhalte sollte professionellen Lehrpersonen jedoch keine Probleme bereiten. Ähnlich haben auch parteipolitisch gebundene Lehrpersonen, die Staatskunde unterrichten, politisch neutral zu sein und dürfen keine parteiideologischen Inhalte in den Unterricht einfliessen lassen.» www.ethik-initiative.ch «Ethik, Religionen, Gemeinschaften» Gegenstand des Fachbereichs Ethik, Religionen, Gemeinschaft sollen unter anderem überfachliche Kompetenzen sein, sowie Themen wie Menschenrechte Moral Toleranz Merkmale der Weltreligionen Spielregeln des Zusammenlebens Umgang mit Konflikten Themen aus der aktuellen Lebenswelt der Jugendlichen Partizipation im Klassen- bzw. Schulrat Bezugspunkte ergeben sich zu den Disziplinen Philosophie, Psychologie, Soziologie und zu überfachlichen Themen wie nachhaltige Entwicklung und politische Bildung. Der konfessionelle Religionsunterricht ist in der Regel Sache der Kirchen und Glaubensgemeinschaften in den Kantonen und ist nicht Gegenstand des Lehrplans 21. Die Umsetzung ist ab 2012 geplant. www.lehrplan.ch Deutschschweizer Lehrplan Die drei deutschsprachigen Erziehungsdirektoren-Regionalkonferenzen haben im Jahr 2004 einen Vorschlag für einen gemeinsamen Lehrplan zur Diskussion Reta Caspar 5/2009 frei denken. 5 Was ist «Neue Aufklärung»? (hpd) Glaubt man dem, was die Medien veröffentlichen, herrscht eine neue Aufregung um eine neue Religionskritik von neuen Atheisten. Aber nichts ist zu hören von der Neuen Aufklärung. Dabei kann man den Zeitgeist besser verstehen, wenn man herausarbeitet, was diese Neue Aufklärung umfasst: Die Neue Aufklärung ist das vorbehaltlose öffentliche Stellung beziehen gegen jede Ursache von Unmündigkeit. Unmündigkeit ist die Unfähigkeit, selbstständig erkennbar falsche oder unangemessene Urteile als solche zu erkennen. Vorbehaltlos ist diese Stellungsnahme, wenn sie in keinem Teilbereich menschlichen Lebens Unmündigkeit akzeptiert. Unangemessen sind zum einen Urteile deren Konsequenzen im Widerspruch zu dem Beobachtbaren und Belegbaren stehen. z.B.: «Makroevolution findet nicht statt»; «der Holocaust fand nicht statt»; «der Mensch wird nicht durch Gene beeinflusst»; «der Mensch wird nicht wesentlich durch Kultur beeinflusst» u.s.w. Unangemessen ist es zum anderen, ein bisher unbekanntes und bisher nicht verstandenes Phänomen auf das Wirken von Geistern, Göttern, oder sonstigen magischen Konzepten zurückzuführen. Unwissenheit und fehlendes Verständnis belegen Unwissenheit und fehlendes Verständnis; sie sind kein Beleg für Übernatürliches. stehen oder entwickelt werden können, Trost, Hoffnung und ihren Lebenssinn finden. Die Neue Aufklärung schätzt und benötigt daher die Ergebnisse der Geistes-, Kultur-, Struktur- und Naturwissenschaften sowie der Künste. Öffentlicher Diskurs Wie die klassische Aufklärung (Immanuel Kant) benötigt die Neue Aufklärung vor allem die Freiheit, von seiner Vernunft uneingeschränkten öffentlichen Gebrauch zu machen. Dieser Gebrauch ist ausgezeichnet durch das Bestreben seine Aussagen so klar wie möglich zu formulieren, damit im öffentlichen Diskurs fehlerhafte und unangemessene Annahmen klar herausgearbeitet und verworfen werden können. Im Aufrechterhalten dieses öffentlichen Diskurses liegt der Wert der Neuen Aufklärung. Durch das beständige öffentliche Ausformulieren von Thesen und Gegenthesen sollen Menschen lernen, ob eine Polemik zu stark übertreibt, ob ein Satz die nötige Verständlichkeit vermissen lässt, ob Begriffe zu ungenau oder vieldeutig benutzt werden und ob Thesen bekanntem wissenschaftlichen Wissen widersprechen oder logisch fehlerhaft sind. Durch permanentes Vorbild soll gelernt werden, wie man angemessene von unangemessenen Aussagen unterscheidet. Die Protagonisten der neue Aufklärung stehen daher dafür ein, dass auch das Absurde oder offensichtlich Falsche immer wieder aufs neue veröffentlicht werden darf, und fühlen sich verpflichtet jenes immer wieder aufs neue zu widerlegen oder auf die bekannten Widerlegungen hinzuweisen. In diesem «Öffentlichen Gebrauch» der Vernunft liegt das aufklärerische und lehrende Moment der Neuen Aufklärung. Das Wissen um die Unterscheidung zwischen einem noch angemessenen und einem schon nicht mehr angemessenen Urteil, lässt sich nur vermitteln, indem man die Grenze zwischen angemessen und unangemessen immer wieder aufs Neue austestet. Dabei lässt sich selbstverständlich das gelegentliche Überschreiten derselben nicht vermeiden. Gegen politische Korrektheit In diesem Sinn ist die politische Korrektheit die einflussreichste Gegenströmung zur Neuen Aufklärung. Die politische Korrektheit verbietet das Ausformulieren bestimmter Positionen und verhindert so, die Grenze zwischen angemessenem und unangemessenem Urteil öffentlich kenntlich zu machen. Mit dem Begriff der Neuen Aufklärung ist auch die Position vieler Neuer Atheisten und die deren Kritiker zu verstehen. Sie testen aus, bei welchen Übeln der Vorwurf an die Religion diese Übel zu verursachen oder zu begünstigen unangemessen wird. Man sollte allerdings nicht den Fehler machen, die Neue Aufklärung auf das Religiöse zu reduzieren. Zu ihr gehören genau so alle Menschen, die parawissenschaftliche Aussagen untersuchen, sowie alle, die politische Ideen kritisieren oder diese durch den öffentlichen Gebrauch der Vernunft verteidigen. Die Neue Aufklärung schliesst sich an die Klassische Aufklärung an, führt sie fort und wird erst dann ihr Ende finden, wenn der öffentliche Gebrauch der Vernunft nicht mehr stattfindet, oder als solcher von grossen Teilen der Öffentlichkeit nicht mehr wahrnehmbar ist. Eike Michael Scholz Gegen jegliche Ideologie Die Neue Aufklärung richtet aber sich nicht nur mit Vehemenz gegen diesen klassischen Aberglauben, sondern gegen jede Ideologie. Ideologie ist jedes Ideensystem, dessen Inhalte nicht konsistent mit den von den Wissenschaften gesammelten Daten sind und/oder dessen Methoden nicht konsistent mit wissenschaftlichen Methoden sind. Wissenschaft umfasst dabei alle Methoden, die geeignet sind, wahre Aussagen über die Realität zu finden und falsche zu erkennen. Wahrheit wird dabei als Übereinstimmung mit den Tatsachen verstanden. Wissenschaft umfasst weiter die Ergebnisse sowie die philosophische Reflexion und Weiterentwicklung der wissenschaftlichen Methoden. In ihrer Vorbehaltlosigkeit mutet diese Aufklärung den Menschen zu, Trost, Hoffnung und Lebenssinn nicht mehr in Ideensystemen zu finden, welche zu ihrer Akzeptanz Unmündigkeit benötigen. Menschen können und sollen in einer persönlichen Wahl aus der Vielzahl der nicht ideologischen Ideen, die am Anfang des 21 Jahrhunderts zur Verfügung Buswerbung macht Schlagzeilen und inspiriert ... 6 frei denken. 5/2009 Wissenschaft Österreich Ist die Gottesfrage relevant? (hpd) Warum fragen manche Menschen danach, ob Gott existiert? Diese einfache Frage stellen sich viele AtheistInnen gar nicht erst. Zu einer aktuellen Debatte einige Überlegungen zu einer ungeprüften, vermutlich aber unter problematischen Voraussetzungen «ausgedachten» Frage. Sich diese Frage nach Gott erst gar nicht zu stellen ist naiv – vielleicht einer naturwissenschaftlichen Mentalität geschuldet, in der es in aller Regel eben nicht darum geht, Fragen zu hinterfragen, sondern nur noch darum, Antworten auf Fragen zu finden, von denen nicht grundsätzlich bestritten wird, dass sie sinnvoll gestellt werden können. Historiker gefordert Aber auch in den Naturwissenschaften gab und gibt es historische Fragen, die sich als korrekturbedürftig herausgestellt haben – wie etwa die Frage nach dem Phlogiston, dem Feuerstoff, oder nach dem Äther, der «dünnen Materie», welche die Räume zwischen den Sternen füllt. Allerdings bedurfte es hier nur einer gleichsam eindimensionalen Korrektur – danach geht es um die Rolle des Sauerstoffs im Prozess der Verbrennung oder um die «Grundkräfte» des physikalischen Kosmos. Aber immerhin lässt sich eine sinnvolle Frage formulieren, welche an die Stelle der korrigierten, «falschen» Frage tritt. Im 19. Jahrhundert war es ganz üblich, die «Gottesfrage» nach genau dem selben Muster zu «korrigieren»: So trat in der feuerbachschen Anthropologie die Frage nach «dem Menschen» an ihre Stelle, im «Materialismus» eines Moleschott «die Materie», im «Positivismus» eines Auguste Comte «die Gesellschaft», im Sozialdarwinismus eines Spencer «die Evolution». Das führte jedenfalls auf eine problematische Weise zu «kompletten» Weltanschauungen, wie sie etwa Bert Brecht immer kritisiert hat. Frage hinterfragen Eine Debatte, welche nur TheistInnen, AtheistInnen und AgnostikerInnen kennt, verharrt auf diesem «naiven» Niveau: Sie unterstellt – völlig ungeprüft – dass «die Gottesfrage» eine derartige Frage ist, auf die es überhaupt eine sinnvolle Antwort gibt bzw. die zumindest in korrigierter Form sinnvoll und triftig beantwortet werden kann. Genau das ist aber zu prüfen – angesichts der realen Menschheitsgeschichte, in der die Menschen die meiste Zeit und in ihrer grossen Mehrheit ohne diese «Gottesfrage» ausgekommen sind. Auch wenn die – immer noch stark christlich geprägte – «Religionswissenschaft» hier grosse Verrenkungen unternimmt, um auch noch in der Praxis der Schamanen oder den Feiern der modernen Säkularen ihre Gottesfrage «wiederzufinden» – in summa per Unterstellung. Was also ist eigentlich die Frage, auf die die Geschichten vom Schöpfergott, vom «Gott der Philosophen», von JHWE, von der Heiligen Dreieinigkeit oder von Allah die Antwort geben sollen? Kriterium für Moral? Solange wir diese Frage nicht historisch untersucht haben – der Monotheismus ist ein menschheitsgeschichtlich eher junges und insgesamt recht partielles Phänomen – sollten wir uns nicht dazu überwältigen lassen, die «Gottesfrage» der monotheistischen Religionen zu beantworten. Und die moralische oder politische Haltung von Personen oder Gruppen schon gar nicht danach beurteilen, wie sie sich zu einer zumindest ungeprüften, vermutlich aber unter problematischen Voraussetzungen «ausgedachten» Frage verhalten. Also, wie die ÖsterreicherInnen es so plastisch sagen: «Gar nicht erst ignorieren!» Das ist die wirklich aufgeklärte und intellektuell radikale Haltung zur sogenannten «Gottesfrage». Frieder Otto Wolf Philosoph, FU Berlin Trennung von Staat und Kirche In Österreich hat ein Privater auf dem Internet eine Erklärung zur Trennung von Staat und Religion bereitgestellt: «Die Laizismus-Initiative strebt die vollständige Trennung von Staat und Religion in Österreich und die Beseitigung dieser Sonderrechte an. Religion ist Privatsache und nicht dazu geeignet, eine Bevölkerungsgruppe rechtlich besser zu stellen. Der Staat darf nicht diskriminieren.» «Wir trennen jetzt Staat und Religion!», lautet die Ansage von Niko Alm. Der Geschäftsführer einer Werbeagentur gründete diese «LaizismusInitiative». Seine Forderung richtet sich dezidiert nicht gegen die katholische Kirche, sondern gegen überkommene Privilegien der anerkannten Religionsgemeinschaften in Österreich. Zentrale Forderung: die Abschaffung des Religionsunterrichts. In einem Interview mit dem Standard sagte Alm: «Höchstens 20 Prozent sind auch wirklich nach Definition der Kirche gläubig. Man muss nämlich eine ganze Menge Dinge glauben, um wirklich als gläubig auch durchzugehen. Umso schlimmer finde ich, dass dann mit dieser grossen Zahl alle möglichen Dinge gerechtfertigt werden. Die grosse Zahl macht die Dinge nicht wahr. Die Kirche könnte genauso gut ein Verein sein und Vereinsrechten unterliegen wie jeder andere in Österreich auch.» «Das Problem ist, dass der Staat die Religionszugehörigkeit als Kategorien bildendes Merkmal anerkennt. Der Staat sagt, es gibt diese und jene – an der Zahl 14 – Kirchen und Religionsgemeinschaften, die durch gesetzliche Sonderrechte privilegiert sind und Religionsunterricht veranstalten dürfen. Wenn der Religionsunterricht vielerorts harmlos ist – wie auch ich ihn erlebt habe –, erfahren trotzdem nicht alle Schüler denselben Religionsunterricht.» «Der Blasphemie-Paragraph muss abgeschafft werden, weil er die Herabwürdigung religiöser Lehren und auch der Personen, die diese Lehren verbreiten, unter Strafe stellt. Das ist nicht einzusehen. Verkürzt gesagt: Religiöse Gefühle werden in diesem Paragraphen als Gefühle dargestellt, die besonderen Schutz erfahren. Ich behaupte einmal, diese religiösen Gefühle gibt es überhaupt nicht. Das einzige religiöse Gefühl, das ich kenne, ist Wehleidigkeit. Egal wie vorsichtig ich Dinge formulieren mag, es gibt immer sofort Leute, die wehleidig sind. Die Wehleidigkeit einer Person dazu zu benützen, Äusserungen von anderen unter Strafe zu stellen, ist schon ein starkes Stück.» Innert vier Wochen sind auf der Webseite bereits 2'000 Einträge erfolgt. http://www.laizismus.at Büchertisch Die Karikatur als antireligiöse Waffe (hpd) Karikatur und Religion gehen in der Regel nicht zusammen. Was aber, wenn die Religionen selbst zur Karikatur greifen... wie um 1905, als die religiösen französischen Zeitschriften «Le Pèlerin» oder «La Croix» beispielsweise die «Schule ohne Gott», die Trennung von Kirche und Staat, die laizistische Republik, den Radikalismus oder die atheistischen Freimaurer geisselten? Vor kurzem hat der Fall der Mohammed-Karikaturen, der in Frankreich zahlreiche Klagen der «Alliance Générale contre le Racisme et pour le Respect de L'Identité Française et chrétienne AGRIF» gegen die Zeitschrift «Charlie Hebdo» folgten, die Abneigung oder gar offene Feindseligkeit der Religionen gegen ihre karikaturistische Abbildung > Seite 7 5/2009 frei denken. 7 mit dem Bleistift gezeigt. Im Mai 2008 fand in Brest ein Symposium statt, organisiert von Jean-Claude Gardes und Guillaume Doizy (Verfasser der «À bas la calotte!» im Verlag Alternatives). Es bot einen Überblick über alle diese Fragen und viele andere, die sich mit der Entfaltung der Satire innerhalb der mittelalterlichen Kirchen, der Stelle der Religion in der modernen Karikatur in Frankreich, aber auch in England, Burgund, Flandern und im Rhein-MaasGebiet sowie in Deutschland oder bei Monty Python und M.A.S.H. beschäftigen. Man versuchte dabei zu verstehen, wie die antiklerikalen Bewegungen im satirischen Bild eine emanzipatorische Waffe fanden. Während der Tagung, war auch viel die Rede davon, wie die Religionen im zwanzigsten Jahrhundert durch verschiedene Medien wie Kino oder Comics «erforscht» wurden. Die Beiträge des Kolloquiums sind nun bei EIRIS (Interdisziplinäre Forschungsgruppe für satirische Karikaturen) veröffentlicht worden. Das Buch widmet sich den MohammedKarikaturen aber interessiert sich auch für die satirische religiöse Grafik in der Kunst Japans und Chinas und in den Pressezeichnungen Thailands oder der arabischen Welt. Ein Beitrag untersucht insbesondere die juristische Frage der Blasphemie in Europa und den USA. Der Inhalt (mit deutscher Übersetzung) der mit Hunderten von Illustrationen bebilderten Ausgabe kann im Internet eingesehen und dort ebenfalls zu 27 Euro bestellt werden. www.eiris.eu Philosophieren Basel: Café philo.sophes St. Johanns-Vorstadt 13 jeden Sonntag, 17:00 FVS-Agenda Zentralvorstand DV 2009 Sa. 6. Juni 2009 im Freidenkerhaus Bern So. 17. Mai 2009 in Olten Bern: Café Philo Bistro Muristalden Muristr. 8, Bern Sonntag, 3. Mai 2009, 11:30 Moderation: Detlef Staude www.philocom.ch Infos: 081 353 35 22 Grosser Vorstand 2009 Sa. 21. November in Olten Ridiculosa n° 15 2008 Caricature et religion(s) Sous la direction de Jean-Claude Gardes et Guillaume Doizy Solothurn: Café Philo Taverna Amphorea, am Stalden 31, Solothurn, 11:30-13:00 7. Juni 2009: Eva Zoller, Altikon / Zürich, «Religiösen Fragen philosophisch begegnen» Infos: 032 623 67 63 Basel – NWS Letzter Do. im Monat Donnerstag-Hock 15:00 Rest. "Park", Flughafenstr. 31 Basel – Union Jeden 1., 2. und 3. Freitag Einführung ins freie Denken Aus- und Weiterbildung anhand des Buches "Humanismus eine Philosophie für unsere Zeit" von Joachim Kahl. Rest."Urbanstube", Petergasse 1 Weltliche Rituale Samstag, 7. November 2009, 9:30 -16:00 Uhr, in Olten Immer mehr Menschen halten Ausschau nach weltlichen Ritualen. Sie in einer besonderen Lebenssituation zu begleiten, ist eine schöne Aufgabe. In allen Sektionen werden weitere RitualbegleiterInnen gebraucht. Jeden letzten Freitag ab 19:00 Freie Zusammenkunft Rest. "Spillmann", Eisengasse 1 Kursleitung: Reta Caspar Ritualbegleiterin seit 2001 Bern Montag, 11. Mai 15:00 Seniorentreff im Freidenkerhaus, Weissensteinstr. 49B Die Kurskosten von Fr. 130.- werden den Teilnehmenden von jener Sektion, für die sie aktiv werden, zurückerstattet. Detaillierte Kursausschreibung, Anmeldung und Auskünfte: Geschäftsstelle FVS, 031 371 65 67 (zeitweise Beantworter) auf www.frei-denken.ch unter "Veranstaltungen" oder anfordern via info@frei-denken.ch Dienstag, 19. Mai Freidenker-Treff Restaurant "National" 19:00 Olten Ab 8 Teilnehmenden findet der Kurs statt. Sonntag, 17. Mai 10:00 Delegiertenversammlung Details siehe Seite 3 Satire Öffentlicher Vortrag 14:00 Evolution kann die Existenz von Kreationisten nicht erklären Ein schwerer Schlag für die Glaubwürdigkeit der Evolutionswissenschaft: Der Biologe Richard Dawkins hat heute eingeräumt, dass die Evolutionstheorie keine vernünftige Erklärung für die fortgesetzte Existenz von Kreationisten liefern könne. Durch den Prozess der natürlichen Selektion werden Gene, die einen Vorteil im Überlebenskampf bieten, über Generationen hinweg erhalten, doch Wissenschaftler können keinen nützlichen Zweck für das Gen finden, das Menschen glauben lässt, die Erde wäre in nur etwa sechs Tagen vor 10 000 Jahren erschaffen worden. «Es ist gewiss ein Fehler in unserer Argumentation», sagte Dawkins heute. «Wie auch immer wir die Evolutionstheorie auslegen, Kreationisten hätten auf jeden Fall schon vor Ewigkeiten aussterben müssen. Sie erfüllen keine Funktion im Ökosystem des Planeten und keine andere Spezies hat bei einem so grundlegenden Widerspruch zur beobachtbaren Realität so lange überlebt. Wäre ich kein so glühender Verfechter des säkularen Materialismus, würde ich darauf wetten, dass dieser Umstand Darwin im Nachleben ernsthaft beunruhigt.» Trotz Dawkins Eingeständnis versichern Wissenschaftler schnell, dass es in den letzten Jahren grosse Fortschritte im Verständnis der Naturgeschichte von Kreationisten gegeben hat. Vor nicht allzu langer Zeit war die Biologie nicht in der Lage, die Entstehung der Spezies im Fossilienbestand aufzuspüren, aber eine scheinbar enge Korrelation zwischen modernen amerikanischen Kreationisten und Mitgliedern der National Rifle Association deuten darauf hin, dass sie von einer Gruppe von Jägern und Sammlern abstammen, die eine andere Untergruppe ausbeutete, die naiv genug war zu glauben, dass ein Mensch keine tödliche Gewalt anwenden würde, um sein Grundstück zu verteidigen, eine Gruppe, die selbst fast ausgestorben ist, außer in kleinen britischen Enklaven, wo liberale Demokraten weiterhin gedeihen. Nicht alle Biologen sind von dieser Erklärung überzeugt und eine Gruppe von Eigenbrötlern zitiert Kreationisten noch immer als Beleg für einen Prozess der «natürlichen Anomalie», laut der die Natur manchmal spektakulär schief läuft, eine Theorie, die als «Unintelligentes Design» popularisiert wurde. Und, wie ihr nächster lebender Verwandter, der Vogel Strauss, haben Kreationisten sehr von den Bemühungen von Naturschützern profitiert. Ein Jahrhunderte altes Bauprojekt hat große, unbeheizte Schutzorte in den meisten Städten des Westens bereitgestellt und einige Kreationisten haben enge Gemeinschaften gebildet, um ihren Widerstand gegen die Fortschritte der Moderne zu stärken. Wissenschaftler vermuten auch, dass eine starke Abneigung gegenüber Abtreibung und Homosexualität die Bevölkerungsgrössen auf einem hohen Level stabilisieren konnte. Genghir Cohen www. newsbiscuit.com Übersetzung von AM auf www.hpd.de "Gentechnologie – ein Eingriff in die Evolution?" Referent: Prof. Dr. Beda Stadler Restaurant "Aarhof" Schaffhausen Café CoopCity Jeden Samstag 10-11:00 Freidenkerstamm St. Gallen Mittwoch, 3. Juni Freidenker-Stamm 10:00 Restaurant "Dufour", St. Gallen Winterthur Mittwoch, 6. Mai 19:30 Kritisches Forum: Scientology Es diskutieren: Hugo Stamm Tages-Anzeiger Jürg Stettler Scientology Zürich Gesprächsleitung: Kurt Schmid, Präs. Winterthurer Freidenker. "Altes Stadthaus", Marktgasse 53 Zürich Montag, 11. Mai 14:30 Freie Zusammenkunft Thema: "Enttrennung von Staat und Kirche in der Schule - und was man dagegen unternehmen kann" Restaurant "Schweighof" Freidenker-Vereinigung der Schweiz FVS Mitglied der Weltunion der Freidenker (WUF) und der Internationalen Humanistischen und Ethischen Union (IHEU) www.frei-denken.ch Kontakte für weltliche Feiern Basel: Freidenker Nordwestschweiz 061 321 31 48 Basel: Freidenker-Union 061 601 03 43 oder 061 601 03 23 Bern / Freiburg / Wallis 079 449 54 45 oder 079 795 15 92 Grenchen und Umgebung 076 53 99 301 oder 032 645 38 54 Mittelland 062 926 16 33 St. Gallen / Ostschweiz 052 337 22 66 Vaud / Jura / Neuchâtel / Valais 026 660 46 78 ou 022 361 94 00 Winterthur / Schaffhausen 052 337 22 66 Zentralschweiz 041 855 10 59 Zürich 079 668 49 71 Sollte unter der regionalen Nummer niemand zu erreichen sein, wenden Sie sich bitte an die FVS-Geschäftsstelle: 031 371 65 67 oder an 052 337 22 66 Basel / Nordwestschweiz Freidenker Nordwestschweiz Postfach 260 4010 Basel basel-nws@frei-denken.ch Präsident: H. Mohler 061 261 36 19 Mitgliederdienst: B. Bisig 061 321 31 48 Vaud incl. JU / NE / VS Ass. vaudoise de la Libre Pensée CP 5264 1002 Lausanne vaud@frei-denken.ch Président: Secrétariat: J. P. Ravay 022 361 94 00 026 660 46 78 Freidenker-Union Basel Postfach 4471 4002 Basel basel-union@frei-denken.ch Präsident: G. Rudolf 061 601 03 43 Mitgliederdienst: 061 601 03 23 Winterthur Freidenker Winterthur Postfach 1806 8401 Winterthur winterthur@frei-denken.ch Präsident: K. Schmid 052 337 06 27 Bern inkl. FR / VS FreidenkerInnen Region Bern Postfach 831 3550 Langnau regionbern@frei-denken.ch Präsident: D. Aellig 079 449 54 45 Zentralschweiz Freidenker Zentralschweiz Zugerstr. 35 6415 Arth zentralschweiz@frei-denken.ch Präsidentin: G. Annen 041 855 10 59 Genève Libre Pensée de Genève 27 ch. des quoattes 1285 Avusy genève@frei-denken.ch Président: J. P. Bouquet 022 756 40 49 Zürich Freidenker Zürich Postfach 3353 8021 Zürich zuerich@frei-denken.ch Präsident A. 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